Lei parla spesso di fatica e resilienza, quando si riferisce alle imprenditrici dell’Isola.

«Sì, perché non è facile essere contemporaneamente figlie, mogli, madri e imprenditrici. Le donne sarde da sempre pagano un prezzo altissimo per affermarsi nel sistema economico, sociale e politico. Affrontano sfide significative mentre cercano di farsi largo nel mondo degli affari e dell’impresa. Sono straordinarie, dotate di resilienza, capacità multitasking e grande dedizione, nel lavoro e nella famiglia. È su queste doti che continuano a far leva ma, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, molti ostacoli rimangono, ostacoli che limitano le loro opportunità di successo».

Risponde Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Sardegna, che nei giorni scorsi ha tenuto un discorso a Bruxelles, nell’ambito di “Eurochambres Women Entrepreneurs event”, organizzato dalla rappresentanza della Camera di Commercio della Turchia presso l’Unione Europea.

Una conferenza nel cuore delle istituzioni europee, anche per denunciare la distanza tra la nostra terra e le politiche comunitarie.

«Proprio così. La Sardegna è spesso troppo lontana dalle politiche di Bruxelles dove si decidono le sorti delle nostre imprese, dei nostri territori e del nostro popolo. Per questo, come Associazione d’impresa abbiamo partecipato anche per sottolineare l’idea di una Sardegna che si integri e che sia una opportunità per lo sviluppo di tutto il resto d’Italia e d’Europa. C’è la necessità che a Bruxelles, dove si prendono le decisioni, si ricordino che i collegamenti e le infrastrutture per l’Isola sono essenziali per partire dalle stesse condizioni dalle quali partono le attività produttive di tutte le altre regioni europee».

Quante sono le donne imprenditrici nell’Isola?

«Quasi 40mila, e di queste ben 5.004 sono titolari di aziende artigiane, che si occupano di agroalimentare e servizi alla persona, supporto alle imprese e cura del verde ma anche di edilizia, costruzioni, attività manifatturiere e servizi di comunicazione. Le imprese artigiane femminili registrate nelle Camere di commercio della Sardegna rappresentano il 20,7% del panorama artigiano dell’Isola».

Quali sono le sfide che le imprenditrici sarde devono affrontare?

«Dal difficile accesso al finanziamento, alle complesse dinamiche di conciliazione tra lavoro e famiglia, le barriere di genere rimangono una realtà con cui molte imprenditrici si confrontano quotidianamente. Le donne imprenditrici con figli affrontano sfide aggiuntive, con un tasso di occupazione inferiore rispetto alle donne senza figli. Questo sottolinea l'importanza di affrontare le questioni legate alla conciliazione tra lavoro e famiglia. Conciliare lavoro e famiglia è ancora un grande problema per le imprenditrici artigiane: il 44,3% denuncia difficoltà penalizzanti nel dividersi tra gli impegni lavorativi e la cura della famiglia».

E da un punto di vista finanziario?

«I dati economici confermano che, nonostante già il 2021 sia stato un anno di ripresa, le imprenditrici hanno lottato per recuperare i livelli di fatturato pre-crisi, con una variazione media dei ricavi del -9,7%. Tale situazione è particolarmente evidente nei settori della moda e del benessere, fortemente colpiti dagli effetti della pandemia».

Quali sono le vostre proposte sulle politiche di genere?

«Chiediamo alle istituzioni di promuovere politiche volte a ridurre le discriminazioni di genere e a facilitare l'accesso delle donne al credito e al sostegno imprenditoriale. Investimenti mirati in programmi di formazione imprenditoriale specifici per le donne, garantendo così l'acquisizione delle competenze necessarie per gestire con successo le proprie attività. Inoltre, dobbiamo incoraggiare la creazione di reti di supporto tra donne imprenditrici, offrendo loro un luogo dove condividere esperienze, conoscenze e risorse per favorire il successo imprenditoriale».

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