Se si vuole capire realmente e nel dettaglio come è andato il settore del turismo nell’anno della pandemia, bisogna necessariamente partire dal focus elaborato dall’assessorato regionale all’Industria. «L’obiettivo è capire in quale misura le restrizioni adottate per il contenimento della diffusione del virus COVID-19 hanno influenzato il comparto in Sardegna. L’analisi dei dati di un anno “anormale”, tanto da essere definito l’annus horribilis, si pone come obiettivo quello di divenire uno strumento utile per suggerire proposte per il rilancio del territorio nell’immediato futuro. La possibilità di un’immediata ripresa, soprattutto nel settore turistico, deve necessariamente partire dalla quantificazione di quanto è stato perso e del tempo necessario per il ritorno alla normalità». Questa la presentazione di un lungo quanto meticoloso lavoro che svela un’anomalia tutta sarda. Da una parte infatti presenze, arrivi e pernottamenti nel 2020 sono crollati, dall’altra però è cresciuto il numero di imprese che si occupa di turismo.

«In questa analisi in senso stretto», sono state incluse tutte le attività legate all’alloggio, alla ristorazione e ai servizi delle agenzie di viaggio e dei tour operator – viene specificato nel Focus dell'assessorato regionale all’Industria – Complessivamente nel settore sono impegnate circa l’8% delle imprese dell’intero sistema imprenditoriale nazionale, incidenza che sale oltre il 9% se si considera la consistenza degli addetti. A fine 2020 sono presenti 414.522 attività turistiche nelle quali operano circa 1,9 milioni di addetti». Questo il quadro a livello nazionale, ovviamente.

In Sardegna, a fine 2020, il comparto conta 13.789 imprese attive e 56.573 addetti. «Il peso del settore, rispetto al tessuto imprenditoriale nel suo complesso, è del 9,6%. Un contributo superiore alla media nazionale, pari al 8,1%, che posiziona la Sardegna al quarto posto tra le regioni per incidenza del comparto sul sistema produttivo nel suo complesso». Un dato che fa capire quanto sia determinante per l'economia isolana questo settore, talvolta trascurato invece anche dalle istituzioni.

«Negli ultimi 5 anni, nell’Isola, il settore ha mostrato una crescita costante delle imprese attive che non si è fermata neanche nell’anno caratterizzato dalla pandemia – puntualizzano gli analisti –  Purtroppo lo stesso trend non si è confermato per il numero degli addetti, che passano dagli oltre 62 mila del 2019 a poco più di 56 mila unità nel 2020. Circa l’80% delle imprese è impegnata nella ristorazione, attività che fa registrare la minor contrazione percentuale del numero degli occupati. Gli operatori del mondo dell’accoglienza, nonostante la buona performance in termini di numerosità di imprese, rispetto all’anno precedente perdono un occupato su cinque. Tour operator e agenzie di viaggio, nel 2020, hanno dovuto rinunciare a più di un terzo della propria base occupazionale».

In particolare, nella ristorazione sono impegnate 11.446 aziende (+0,2% rispetto al 2019) con 46.134 addetti; negli alloggi 1.731 imprese ( +9,2%) 8.982 addetti e infine 612 imprese nei servizi turistici con 1.457 addetti.

«La distribuzione territoriale delle imprese attive mostra una forte concentrazione nei due territori di competenza della Camera di Commercio di Cagliari e di Sassari. Il nord Sardegna mostra una progressione più decisa rispetto le altre zone. Solo nell’Oristanese si registra una diminuzione del numero delle imprese, flessione che riguarda, rispetto all’anno precedente, solo 10 unità produttive – viene specificato nel Focus – I 4 territori dell’Isola concentrano le loro attività turistiche principalmente nella ristorazione, ma con intensità molto diverse».

Infine non può mancare un’analisi sulla natura di queste imprese. E in realtà si evidenzia una equa distribuzione fra imprese costituite con la forma individuale e quella societaria. «L’analisi di breve periodo ha evidenziato una forte accelerazione delle «società di capitale» che, in soli 5 anni, raddoppiano di numerosità e salgono da un’incidenza del 17% registrata nel 2015 al 25% fissata a fine 2020». E gli addetti? «Oltre il 65% dei lavoratori è assorbito dalle attività con forma societaria, con una sostanziale differenza dell’occupazione media tra «società di capitale» che impegnano circa 7 lavoratori per unità produttiva e «società di persone» che si fermano a poco più di 4 addetti per impresa. Buono il livello occupazionale delle «altre forme», costituite principalmente da cooperative e consorzi che nel 2020 hanno impegnato oltre 6 occupati per azienda».

Infine il dramma di arrivi e presenze del 2020. «I dati dell’Osservatorio del Turismo della Regione Sardegna indicano un pesante crollo degli arrivi e delle presenze nelle strutture ricettive sarde. Complessivamente, nel 2020, negli esercizi alberghieri ed extra-alberghieri hanno alloggiato circa 1,6 milioni di turisti per un totale di 6,9 milioni di notti. Il confronto con il 2019 è drammatico: si perdono circa 2 milioni di arrivi e quasi 9 milioni di pernottamenti».

© Riproduzione riservata