Si avvicina la settantanovesima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia e sono tante le curiosità che anche quest’anno accompagnano i mesi di vigilia.

Una riguarda il celeberrimo regista Stanley Kubrick: il suo incredibile talento fu scoperto per la prima volta in Italia, nel 1952, con la proiezione del suo primo film “Fear and Desire”. Venne infatti proiettato in anteprima alla Mostra di Venezia del 1952, diretta da Antonio Petrucci, quando il regista aveva soltanto 23 anni, con il titolo Shape of Fear. Lo si è potuto scoprire sfogliando lettere e documenti dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della Biennale. Non essendo ancora un regista noto, quindi degno delle prime visioni  della sera, la proiezione avvenne il 18 agosto 1952 al Palazzo del Cinema del Lido, alle 10 del mattino, nella sezione denominata Festival del film scientifico e del documentario d’arte.

Quando sottopose alla Mostra di Venezia il suo primo lungometraggio il 23enne Kubrick era già un fotografo affermato. Dal carteggio con Petrucci emerge già tutta la sua straordinaria personalità e l’autocoscienza delle proprie doti che lo porteranno a diventare uno dei massimi maestri della storia del cinema mondiale.

La prima lettera, del 15 luglio del 1952, viene inviata dal distributore newyorkese Joseph Burstyn al direttore Petrucci: «Caro dott. Petrucci – scrive - un anno fa, quando eravamo insieme a Roma, mi hai chiesto di tenerti informato se io vedessi o sentissi di qualche buon film indipendente originale. Bene, ne ho visto uno! Il titolo del film è Shape of Fear, realizzato da un giovane di 23 anni che si chiama Stanley Kubrick. A mio avviso è uno dei più bei film che ho visto negli ultimi anni, potrebbe suscitare grandi discussioni e potrebbe essere la grande sorpresa del tuo festival». Nonostante questa presentazione Petrucci decide che il film non farà parte della selezione principale «per lunghezza e caratteristiche».  A quel punto è il (futuro) maestro a scrivere a Petrucci un paio di lettere (tutte conservate negli archivi). Nella prima, del 21 luglio, spiega che non è ancora terminata la postproduzione del film, e nel caso esso venga selezionato, si ripromette di mandare i titoli di testa completi in modo che basti semplicemente incollarli.

La lettera di Kubrick al direttore della Mostra del cinema Petrucci (Archivio storico della Biennale di Venezia)
La lettera di Kubrick al direttore della Mostra del cinema Petrucci (Archivio storico della Biennale di Venezia)
La lettera di Kubrick al direttore della Mostra del cinema Petrucci (Archivio storico della Biennale di Venezia)

Nella seconda, del 26 agosto, Kubrick chiede risposte chiare a Petrucci: «Le sarei grato – scrive - di sapere quale sia stata la ‘reazione‘ al mio film Shape of Fear. Poi, il fatto di cui mi ha informato, ovvero che ‘caratteristiche e lunghezza’ del film hanno impedito di farlo inserire della selezione principale, mi hanno lasciato molto nel dubbio su cosa esattamente lei abbia in mente. E poiché non ho più sentito più nulla di quel suo “invito speciale in concorso” di cui lei aveva parlato quando accettò il film, può ben capire lo stato di confusione in cui ora io mi trovo». Tuttavia fu proiettato comunque fuori dalla selezione principale. Il vincitore del 1952 fu Jeux interdits (Giochi proibiti) di René Clement (poi premio Oscar come miglior film straniero. Gli altri premi furono assegnati a Europa ’51 di Roberto Rossellini, The Quiet Man (Un uomo tranquillo) di John Ford e Saikaku Ichidai Onna (La vita di O-Haru donna galante) di Kenji Mizoguchi. Erano in gara anche Lo sceicco bianco di Federico Fellini e Summer Interlude (Un’estate d’amore) di Ingmar Bergman. In giuria c’era anche il poeta Giuseppe Ungaretti.

La storia della presenza del primo film del maestro Kubrick a Venezia è emersa nella recente monografia di James Fenwyck Stanley Kubrick Produces (Rutgers University Press, 2021): si basa interamente sui documenti che sono conservati agli Stanley Kubrick Archives presso il London College of Communication.

La vicenda del carteggio con Petrucci è stata per la prima volta interamente ricostruita attraverso lettere e documenti dall’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della Biennale di Venezia. Questo è avvenuto nell’ambito delle ricerche collegate alla pubblicazione del volume storico “La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia”: si tratta della nuova opera del professor Gian Piero Brunetta

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