Era una storia da film, e infatti poi il film l’hanno fatto. Ma nella realtà non c’è il lieto fine. La vicenda dell’ex campione di football americano Michael Oher, raccontata nel libro “The blind side” e nella pellicola da Oscar con lo stesso titolo, diretta nel 2009 da John Lee Hancock, finisce in tribunale: Oher ha avviato una causa davanti alla corte civile della contea di Shelby, nel Tennessee, contro quelli che riteneva i suoi genitori adottivi, Sean e Leigh Anne Tuohy. In realtà, secondo la documentazione depositata dal suo avvocato, non ci sarebbe mai stata un’adozione vera e propria: Oher non sarebbe diventato realmente parte della famiglia Tuhoy, che invece l’avrebbe sostanzialmente raggirato per acquisire il controllo dei suoi affari e della sua storia. In sostanza, per fare soldi alle sue spalle.

Il primo verdetto

È un caso ancora tutto da decifrare, anche se un giudice si è già pronunciato e ha dato ragione all’ex giocatore, annullando la tutela legale su di lui concessa ai Tuhoy. Questi ultimi rigettano le accuse, che negli Stati Uniti hanno avuto molto risalto data la celebrità che il film aveva creato attorno a Oher e a chi l’aveva accolto. Di certo, è andata in frantumi per l’opinione pubblica quella che sembrava l’immagine edificante di una famiglia bianca e benestante che tira fuori dall’estrema povertà un giovane afroamericano, fino a consentirgli di diventare un protagonista della Nfl, il campionato più ricco al mondo, e di giocare due Super Bowl, vincendone uno.

Riavvolgiamo il nastro. Michael Oher nasce il 28 maggio 1986 a Memphis, Tennessee. Nella città di Graceland, la reggia di Elvis Presley, il piccolo Michael si trova invece all’estremo opposto della scala sociale: padre in galera, madre alcolizzata, dieci fratelli, la miseria come amica fedele. E l’istruzione, lasciamo perdere: in nove anni cambia undici scuole.

Inevitabile finire nella sfera dei servizi sociali: a sette anni viene messo in una casa-famiglia, dopo un po’ va via e vive da senzatetto, per un periodo gli capita persino – non si sa bene come – di abitare con un meccanico che non ha con lui alcuna parentela. Però almeno lo iscrive al liceo, dove qualcuno inizia a valorizzare le doti fisiche di quel ragazzone che nel frattempo è diventato un armadio di due metri. Si scopre bravo nel football, sport duro se ce n’è uno, ma per chi è cresciuto come lui le botte sul campo sono l’ultimo dei problemi. Continua intanto a cambiare famiglie affidatarie, finché non lo conoscono i coniugi Tuhoy, i cui due figli frequentano lo stesso liceo di Michael.

È soprattutto Leigh Anne che si appassiona alla sorte di quel gigante buono, considerato da molti anche poco intelligente, ma forse è solo molto introverso e diffidente nei confronti del mondo intero. Lei e suo marito Sean lo accolgono in casa, poi lo adottano. O almeno così sembra: è appunto uno dei punti controversi dell’attuale causa giudiziaria. In effetti, compiuti i 18 anni i Tuhoy fanno firmare al ragazzo un accordo che lo mette sotto la loro tutela. Nella causa intentata nelle scorse settimane, l’ormai 37enne Oher afferma di aver scoperto solo nel febbraio 2023 che quel documento non gli consentiva, come credeva, di entrare legalmente a far parte della famiglia. Si trattava invece, secondo la sua ricostruzione, di un modo per controllarne gli affari e fare soldi grazie a lui, ma a beneficio più che altro dei due figli naturali della coppia.

Una carriera brillante

Se davvero quella firma del 2004 serviva a sfruttare le doti del giovane Michael, bisogna dire che i Tuhoy sono stati molto lungimiranti: all’epoca infatti Oher era solo un bravo giocatore di liceo, la Nfl era ancora molto lontana.

Poi però le sue qualità sportive gli fruttano l’offerta di varie borse di studio universitarie, e lui sceglie di andare alla Mississippi University, per giocare nella storica squadra Ncaa nota come “Ole Miss”. Nel 2009 arriva il reclutamento nella National football league: nell’annuale evento in cui le squadre prelevano i migliori dei campionati giovanili, lui viene chiamato come 23esima scelta assoluta (su oltre 250), e finisce ai Baltimore Ravens.

Oher al suo primo anno nella Nfl (2009) con i Baltimore Ravens
Oher al suo primo anno nella Nfl (2009) con i Baltimore Ravens
Oher al suo primo anno nella Nfl (2009) con i Baltimore Ravens

Oher conquista subito un posto da titolare, nel suo primo anno viene valutato come il secondo miglior giocatore d’attacco tra le matricole. Per cinque stagioni non salta una partita, e il culmine della carriera arriva nel 2013 quando è protagonista nel Super Bowl vinto dai Ravens contro i San Francisco 49ers. Nel 2015 passa ai Tennessee Titans e un anno dopo ai Carolina Panthers, con cui riesce ad approdare nuovamente al Super Bowl, giocato anche in questo caso da titolare: stavolta però prevalgono gli avversari, i Denver Broncos. Nella stagione successiva, un infortunio pone fine alla sua carriera a 30 anni: si calcola che dal football Oher abbia guadagnato circa 50 milioni di dollari.

Ma la sua fama ha varcato il recinto degli appassionati della Nfl già dall’anno del suo approdo nel massimo campionato, perché la parabola della vita di Michael è perfetta per una di quelle storie di riscatto che al pubblico americano piacciono sempre. Il libro e poi il film si intitolano “The blind side” (il lato cieco) perché Oher gioca come offensive tackle, ossia una delle nerborute “guardie del corpo” che devono proteggere il quarterback dagli assalti dei difensori: e in particolare da quelli che arrivano, appunto, dall’angolo che resta fuori dalla visuale del quarterback. La pellicola ottiene una nomination agli Oscar per il miglior film e guadagna la statuetta per la migliore attrice protagonista: Sandra Bullock, che interpreta Leigh Anne Tuhoy. La parte del giocatore è invece recitata da Quinton Aaron.

Sandra Bullock, premiata agli Mtv Movie Awards del 2010 per "The blind side" (AP Photo)
Sandra Bullock, premiata agli Mtv Movie Awards del 2010 per "The blind side" (AP Photo)
Sandra Bullock, premiata agli Mtv Movie Awards del 2010 per "The blind side" (AP Photo)

Un grande successo, insomma. Solo che, afferma ora Oher nella causa legale, in virtù di quella firma del 2004 tutti i guadagni successivi legati a The blind side vanno alla famiglia e non a lui, proprio perché non si tratterebbe – a differenza di quanto gli sarebbe stato fatto credere – di un’adozione vera e propria. “Non abbiamo avuto alcun ricavo dal film”, ha replicato Sean Tuhoy dopo la notizia del procedimento davanti al giudice, “siamo sconvolti da questa vicenda e dal fatto che si possa pensare che abbiamo fatto soldi su nostro figlio. Ma continueremo ad amare Michael come abbiamo fatto da quando aveva 16 anni”.

“Il film mi ha fatto soffrire”

Nella domanda presentata al giudice, l’avvocato di Oher, J. Gerard Stranch, afferma che il giovane ha sempre ricevuto risposte evasive quando ha chiesto conto dei proventi legati al film. Solo dopo la fine della sua carriera sportiva avrebbe approfondito la questione, e quando ha scoperto la realtà della non-adozione sarebbe rimasto profondamente deluso dai Tuhoy, che si facevano chiamare “mamma” e papà”. Probabilmente il rapporto con loro si è deteriorato anche per via del film: in un libro pubblicato nell’estate 2023, Oher afferma di aver goduto inizialmente della fama che l’opera gli aveva regalato, ma poi è diventato al contrario un motivo di sofferenza, anche perché ritiene di esser stato descritto come una persona di scarsa intelligenza. “Ma sono le scelte di persone a cui tenevo – scrive lui – che mi hanno fatto soffrire di più”. L’ultima parola sarà dei giudici, ma in ogni caso il quadretto idilliaco che era piaciuto tanto agli americani è andato per sempre in frantumi.

© Riproduzione riservata