Quasi tutti scomodano il 2003 e il paragone non è poi così sbagliato. Quell’anno è rimasto nella storia come uno dei più caldi di sempre, non a caso venne registrata la temperatura più alta a giugno: 39,4 gradi (era il 12 giugno), un picco che nei giorni scorsi è stato sfiorato in diverse località. L’estate di 19 anni fa è rimasta negli almanacchi anche per la temperatura media più alta sempre a giugno (26,1 gradi) e per il numero di giornate (13) sopra i 35 gradi nello stesso mese. Anche in quei giorni i quotidiani titolavano sugli effetti del “Caldo del Sahara” e purtroppo si contavano decine di vittime nelle città diventate bollenti anche a causa dei black out scatenati dalla crisi energetica (un altro punto d’incontro con il periodo attuale: non siamo ancora a quei livelli ma il rischio c’è).

I titoli sui black out in Italia nell'estate del 2003 (Archivio Unione Sarda)
I titoli sui black out in Italia nell'estate del 2003 (Archivio Unione Sarda)
I titoli sui black out in Italia nell'estate del 2003 (Archivio Unione Sarda)

E se la storia ha deciso veramente di ripetersi, possiamo iniziare a preoccuparci: nel 2003 si è registrato anche il record di temperatura assoluta più alta nel mese di agosto e anche la temperatura media più alta (27,8 gradi) e soprattutto le notti più calde.

Il gran caldo sta mettendo in ginocchio l’Italia intera, in particolare il Nord, in balìa della siccità. Il mare sta velocemente risalendo il Po. Il cuneo salino, che rappresenta l'avanzamento del mare nel delta, è ad oltre 30 chilometri. Ma il problema riguarda diversi fiumi del territorio italiano.

Un titolo della cronaca di Cagliari nell'estate del 2003 (Archivio Unione Sarda)
Un titolo della cronaca di Cagliari nell'estate del 2003 (Archivio Unione Sarda)
Un titolo della cronaca di Cagliari nell'estate del 2003 (Archivio Unione Sarda)

Un’emergenza che sta avendo effetti anche sui raccolti. La Coldiretti stima perdite per la frutta che arrivano fino al 15 per cento. Ad essere colpiti sono i soprattutto i raccolti di ciliegie in Puglia ed Emilia Romagna, angurie e meloni in Veneto, pere e albicocche nel Ferrarese, barbatelle nei vigneti toscani, e inoltre, pesche e ulivi. "Dove è possibile, in alcune aree del Paese gli agricoltori sono ricorsi alle irrigazioni di soccorso per salvare le coltivazioni più in sofferenza. Una situazione che fa salire a tre miliardi il conto dei danni provocati nel 2022  all'agricoltura italiana, dalla siccità e caldo", afferma l'associazione agricola.

L'allarme per il gran caldo in un titolo dell'Unione Sarda (Archivio Unione Sarda)
L'allarme per il gran caldo in un titolo dell'Unione Sarda (Archivio Unione Sarda)
L'allarme per il gran caldo in un titolo dell'Unione Sarda (Archivio Unione Sarda)

Ora tutti – non solo chi lavora nei campi - guardano alle previsioni per le prossime settimane. L’elaborazione stagione del centro europeo per le previsioni meteorologiche è  “veramente impressionante e per certi versi preoccupante”, scrivono gli esperti di Ilmeteo.net. E’ quasi certo che il trimestre da luglio a settembre sarà “sopra alla media climatologica 1993-2016, periodo che peraltro è già più caldo dei trentenni precedenti finora usati. Da un punto di vista dei valori, la media indica fino a uno o due gradi di anomalia positiva, ovvero calda, sull’Italia”. Lo scenario fa intravedere altre 2 o 3 forti ondate nel corso di luglio. Come nel 2003.

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