Il basket dei “minori” tra ironia, risate e storie di piccoli-grandi campioni
La pagina “L’umiltà di chiamarsi Minors” conta quasi 400mila seguaci: foto, video e post raccontano la pallacanestro lontana anni luce da riflettori e tvPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ironica, riesce sempre a farti sorridere raccontando con grande leggerezza episodi delle partite di basket giovanile e soprattutto delle sfide nei campionati minori. Ma è capace anche di regalarti emozioni e riflessioni profonde. Anche se non sei un appassionato di pallacanestro e se per te parole come “tagliafuori”, “infrazioni di passi” e “tripla” sono del tutto incomprensibili. Ecco la pagina Facebook (e poi sbarcata su Instagram, X e TikTok) dal nome “L’umiltà di chiamarsi Minors”, nata, come scrivono i fondatori, «per gioco a fine 2013, e nel giro di qualche anno diventata pagina di assoluto riferimento per gli appassionati di basket, unica pagina social italiana a raccontare, in maniera esclusiva, la pallacanestro “minore”».
L’obiettivo dichiarato è soltanto uno: far avvicinare sempre più persone al basket. I numeri confermano che l’idea ha funzionato alla grande: i followers presenti nei quattro social sfiorano il traguardo dei 400mila. I post raccolgono ogni volta migliaia di commenti e condivisioni. Perché strappano un sorriso, a volte una vera e propria risata, oppure ti fanno fermare a riflettere sul vero valore dello sport. Come la storia raccontata il 5 febbraio. Una foto mostra un bambino con il pallone in mano: sguardo concentrato sulla giocata da fare. Al suo fianco un’allenatrice.
Poi il post: «Nel fine settimana è andato in scena l'attesissimo scontro-scoiattoli fra Foligno e Spoleto. Per molti, una partita 2016/17 come tutte le altre. Ma non per tutti e, soprattutto, non per Alessio. Alessio è un piccolo “falco”, il soprannome dei giocatori della squadra di casa. Soffre di diplegia, una paralisi che colpisce due parti simmetriche del corpo: più spesso, come nel suo caso, gli arti inferiori. A rischio carrozzina, sin da quando è nato ha affrontato operazioni e tanta fisioterapia. Le ha passate tutte: walker, tripodi, quadripodi. Ha abbandonato i bastoncini soltanto un anno e mezzo fa, a testimonianza dei suoi progressi. A marzo 2024, ha iniziato a corricchiare. Da qui la decisione di provare, per la prima volta, con uno sport di squadra: il minibasket. Questo weekend, Alessio ha segnato i primi quattro punti della sua carriera cestistica. Due canestri che ricorderà per sempre. Non solo: mamma Francesca ha scritto personalmente una lettera alla società, ringraziando compagni e istruttori - Antonio e Lorella - per l'accoglienza e il lavoro che stanno facendo insieme a lui. “Oggi per Alessio è stato un giorno speciale. Non era ancora riuscito a segnare un canestro da Settembre, ne parlavamo spesso. E ora sarà ancora più consapevole di se stesso. Era super felice”. Per molti, Foligno - Spoleto era una semplice sfida scoiattoli. Per noi, è stata una splendida pagina di sport».
Le foto, con il commento di chi gestisce la pagina, sono il punto di forza. Così si può ammirare un giocatore in volo, afferrato per le gambe da un avversario, che ha appena scagliato un tiro verso il canestro.
«“L’ascensore”. Anonimo romagnolo. Sec. XXI - sudore su tela. Sdeng. Capolavoro neoclassicista». Una foto diventa così un’opera d’arte sportiva. E poi ci sono i video: canestri improbabili, serie di tiri che finiscono inesorabilmente contro il ferro (quando va bene), giocate bizzarre, la benedizione di Papa Francesco a una squadra di serie C siciliana.
Le immagini, descritte con i post, stimolano battute, commenti ironici e divertiti, ma strappano soprattutto emozioni. Come la foto di una facciata di un palazzo e sette ragazzini impegnati a giocare a basket: uno di loro, in piedi su un muretto, con le braccia si sacrifica a fare il canestro.
Ci sono anche aneddoti e racconti su referti delle gare, palazzetti di periferia oppure talmente belli da far invidia a quelli che ospitano sfide di campionati nazionali, spettatrici impegnate in lavori a maglia, immagini storiche e datate. Così tutti, atleti di ogni età, tecnici, dirigenti, spettatori e anche gli arbitri, diventano protagonisti di una serie infinita di spot per il basket e per lo sport. Quello vero e genuino.