Riti arcaici tra fede e preghiera, che uniti al fascino delle tradizioni popolari, catturano l’attenzione non solo di fedeli, ma anche di appassionati e turisti nei giorni che precedono la Resurrezione di Cristo. Nei paesi e nelle città dell’Isola, il dolore e la passione per la morte di Cristo si mescolano con i riti pagani più antichi che celebravano l’arrivo della primavera come messaggera di vita e prosperità. Nascono così i più noti riti della Settimana Santa, che iniziano il lunedì dopo la domenica delle Palme (25 marzo) e terminano la domenica di Pasqua (31 marzo). Sono gli angoli più suggestivi dei centri storici, le chiese a ospitare processioni e cerimonie in cui protagoniste sono la fede, il mistero, la speranza. Il filo conduttore in ogni piccolo e grande centro della Sardegna è la fede cristiana, ma ogni città o paese mostra al mondo il suo affascinante ed esclusivo rito.

Nel Nord Sardegna, Castelsardo, è famoso per le celebrazioni del Lunissanti. Il lunedì è dei confratelli dell’Oratorio di Santa Croce vestiti con tuniche bianche. La giornata inizia all’alba nella chiesa di Santa Maria, da dove parte la processione che raggiungerà la basilica di Nostra Signora di Tergu, per poi rientrare nel pomeriggio a Castelsardo e aspettare l’arrivo della notte. All’imbrunire i vicoli medioevali di questo suggestivo borgo sono illuminati da lampade a olio tracciano il passaggio della processione accompagnata dai canti dei cori pre gregoriani.

Sempre nel Nord dell’Isola, a Sassari, le processioni e tutte le funzioni religiose sono organizzate dalle confraternite religiose nate durante la dominazione spagnola. Gli eventi della Passione di Cristo sono ripercorsi con le processioni di cinque statue antiche, accompagnate dal suono dei tamburi e Li Rocci, i lunghi bastoni dei confratelli. Poco più giù ad Alghero, si respira l’impronta catalana e la Settimana Santa assume un significato particolare. Il centro storico viene addobbato e illuminato con lampade ricoperte di drappi rossi, regalando uno scenario unico ai riti del Descalvament e alle processioni dell’Encontre.

Se ci spostiamo in Baronia, a Orosei, a scandire la Settimana Santa sono le funzioni religiose, le veglie, le adorazioni e le processioni. Quella dei Misteri, la preparazione di Sos Sepurcros con l’immagine del rocefisso circondata da lumi accesi; la messa di Coena Domini, con il lavabo dei piedi per i 12 confratelli che si preparano alla processione e alla visita dei sepolcri. Tutti i giorni un evento fino a venerdì, giorno di S’Iscravamantu, ossia della deposizione di Cristo dalla croce. Ad accompagnare le funzioni sos gosos, i canti devozionali e paraliturgici, di provenienza iberica, molto diffusi in tutta la Sardegna e composti in lingua sarda.

I riti della Settimana Santa sono molto sentiti anche a Cagliari. A occuparsi delle celebrazioni sono le Arciconfraternite: Solitudine, Santissimo Crocifisso Gonfalone di Sant’Efisio Martire, Comitato di Santa Maria Chiara e Congregazione degli Artieri di San Michele. Sono loro le protagoniste indiscusse di settenari, messe, vestizioni che precedono la camminata religiosa del giovedì Santo, con il simulacro di Sant’Efisio, la grande processione dei Santi misteri del Venerdì Santo, i riti consacrati di Su Scravamentu, s’Incontru e s’Inserru.

Infine a Iglesias, nel Sulcis, i riti si rinnovano dal XVI secolo. È l’Arciconfraternita della Vergine della pietà del Santo Monte a celebrare la Pasqua con sei processioni cariche di pathos: la Processione dei Misteri, dell’Addolorata, del Monte e del Descenso, Su incontru e S’Inserru. I simulacri, in ordine la Preghiera, la Cattura, la Flagellazione, l’Ecce Homo, la Salita al Calvario, la Crocifissione e la Vergine Addolorata, vengono portati in spalla dai cosiddetti Baballottis (in sardo campidanese significa animaletti), anch’essi vestiti di bianco e incappucciati.

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