Una piccola onda se ne andava felice per il mare: era contenta, allegra, si sentiva frizzante e potente, si abbandonava al gioco della corrente, si lasciava increspare dal vento. Era proprio felice di essere un'onda. Ad un certo punto vide però, laggiù in lontananza, la scogliera e poi la spiaggia e si accorse che le altre onde, quelle che erano andate avanti, lì si infrangevano e di loro non rimaneva più nulla. Cominciò a sentirsi triste: se avesse potuto sarebbe tornata indietro, nel mare profondo, da dove non si vede terra; oppure avrebbe voluto fermarsi là dove si trovava, frenare pur di non andare avanti... Un'onda più grande le passò vicino e le chiese: "Che ti succede? Come mai sei tanto triste?", e la piccola onda le rispose: "Ma non vedi che fine faremo? Anche tu che sei un'onda così grossa sei destinata a romperti laggiù". Sorrise la grande onda e disse: "Tu non sei onda, sei oceano!".

Con questa storiellina, pubblicata in terza di copertina, uscì un bel po’ in sordina negli Stati Uniti il romanzo “Tuesdays with Morrie”, del giornalista sportivo americano Mitch Albom”, il romanzo diventato poi famoso due anni dopo, nel 1999, quando ne venne tratta una pellicola di successo.

Nel 2001 il libro venne pubblicato anche in Italia, con il titolo “I miei martedì col professore”, diventando rapidamente un best seller e trasformando in successo quello che era nato come un viaggio commovente e introspettivo alla scoperta del vero significato della vita.

A più di venticinque anni di distanza il memorir che narra la relazione tra l’autore e il suo ex professore di sociologia, Morrie Schwartz, è ancora in pubblicazione in varie edizioni, tradotto in oltre 40 lingue e con milioni di copie vendute in tutto il Mondo.

Il romanzo è una storia vera: racconta di Mitch Albom, giornalista di successo impegnato nella sua frenetica routine quotidiana, che si ritrova a riflettere sulla propria vita e sui suoi valori, quando vede in televisione un’intervista al suo vecchio professore universitario, Morrie Schwartz. Scopre così che Morrie è malato terminale di SLA, la Sclerosi laterale amiotrofica, e decide di visitarlo ogni martedì per trascorrere del tempo con lui e imparare le sue lezioni di vita. Il docente, dal canto suo, si offre di fargli dieci ulteriori lezioni – una alla settimana – sulla sua filosofia di vita. Ed i titoli di queste lezioni sono l’amore, la compassione, l’amicizia, il perdono, il ballo e l’autentica felicità. Solo per citare i titoli di qualcuno degli appuntamenti.

Morrie insegna a Mitch a non dare per scontato le piccole cose della vita, a coltivare relazioni profonde e significative, ad affrontare la morte con coraggio e serenità. Le lezioni del docente, che col passare delle settimane si accompagnano al rapido decadimento fisico dovuto all’aggressività della Sla, hanno un profondo impatto sul giornalista, che si ritrova a mettere in discussione le sue priorità e a riconsiderare il senso della sua esistenza. Se prima le sue parole d’ordine erano i soldi, il successo, il riconoscimento del prossimo, attraverso le parole del suo vecchio professore, Mitch riscopre il valore dell'amicizia, della famiglia e dell'amore, imparando ad apprezzare la bellezza e la fragilità della vita.

Le parole di Morrie Schwartz risuonano ancora oggi con profonda saggezza e autenticità, offrendo una guida preziosa per affrontare le sfide quotidiane e vivere una vita più ricca e appagante.

Tra i temi-chiave che l’anziano professore vuole lasciare in eredità a quello che aveva sempre ritenuto essere il suo miglior studente, c’è l’importanza dei legami umani, l’inutilità degli obiettivi esterni rispetto alla ricerca di una vita autentica, la morte come trasformazione e non come fine, la gratitudine per le piccole cose.

E’ ormai passato più di un quarto di secolo, ma “I miei martedì col professore” continua a ispirare intere generazioni giovani che hanno la fortuna di leggerlo.

© Riproduzione riservata