È nato quando i frati erano appena arrivati a Lanusei. E oggi padre Enrico Mascia è il parroco del santuario Madonna d’Ogliastra che dei religiosi rimarrà orfano. Dopo 43 anni di straordinaria presenza i Cappuccini diranno addio alla chiesa e al convento abbarbicati a S’Ortali e su Monti, da dove lo sguardo del Signore si apre al mare e sembra vegliare sul suo popolo d’anime. La mobilitazione di un comitato e degli amministratori, le implorazioni, le preghiere e una raccolta di firme non sono bastate a convincere i vertici dell’Odine francescano a recedere dalla loro decisione. Addio Lanusei, non senza rimpianti. “Ci abbiamo provato, non è servito. La decisione era già presa, ufficializzata a giugno dello scorso anno. E indietro non si è tornati”. Alessandro Mulas, 31 anni, membro del consiglio pastorale in parrocchia e attivissimo nel comitato istituito per evitare che i cappuccini se ne andassero, usa poche parole, intrise di rammarico, per commentare l’addio dei francescani. Nessun mistero dietro la scelta. I cappuccini, come i sacerdoti in genere, sono sempre di meno, l’imposizione del celibato al clero conta parecchio, e gli ordini religiosi debbono fare scelte. Spesso dolorose, talvolta inevitabili. Anche se fa discutere in Ogliastra il fatto che i cappuccinilascino Lanusei e nel contempo ricevano in affidamento la chiesa dia sant’Ignazio da Laconi a Olbia. 

Alessandro Mulas, attivista del comitato pro frati (foto Pillonca)
Alessandro Mulas, attivista del comitato pro frati (foto Pillonca)
Alessandro Mulas, attivista del comitato pro frati (foto Pillonca)

Padre Enrico, uso a obbedire tacendo, non parla della decisione dei suoi superiori. E preferisce raccontare momenti gioiosi e tristi vissuti da guida spirituale. 

L’11 gennaio del 1979, il giorno di Sant’Igino, i Cappuccini approdarono in Ogliastra (“io sono nato il 4 febbraio dello stesso anno, il santuario fu inaugurato il 25 aprile”, racconta padre Enrico, villacidrese) e in attesa di rendere abitabile il convento furono ospitati dall’allora parroco della cattedrale, don Antonio Demurtas. Vennero in tre (“padre Salvatore, padre Sebastiano e fra Tarcisio”) ed erano abbastanza per guadagnarsi l’affetto e la stima della comunità che abitava i rioni de Su Tauli e Niu Susu. Da allora a oggi fu un crescendo di presenza religiosa, arricchita da eventi importanti come il pellegrinaggio diocesano annuale al Santuario della Vergine patrona d’Ogliastra, e scandita dalla successione di diversi parroci (i padri Marco Locche, Andrea Manca, Federico Furcas, Maurizio Picchedda e oggi appunto Enrico Mascia).

Un fedele prega nel santuario Madonna d'Ogliastra (foto Pillonca)
Un fedele prega nel santuario Madonna d'Ogliastra (foto Pillonca)
Un fedele prega nel santuario Madonna d'Ogliastra (foto Pillonca)

“Il giorno del mio insediamento – ricorda il parroco – dissi che sarei stato vicino alle gente nel suo vivere quotidiano, che sarei stato una presenza costante”. Attorno ai frati la popolazione si è fatta comunità. Impegnata, militante. “Abbiamo una dozzina di catechiste per ottanta bambini. Non ci siamo fermati neanche durante il lockdown. Con le debite distanze il catechismo si faceva in chiesa”. Attivissimo e nutrito anche il consiglio pastorale (“siamo in nove”, conferma Alessandro Mulas) come quello degli affari economici”. Questa primavera particolarmente suggestiva la fine dell’anno catechistico. “Siamo andati al bosco a piedi, con i papà che hanno preparato un pranzo”.

Padre Enrico Mascia in occasione di un battesimo al santuario (foto Pillonca)
Padre Enrico Mascia in occasione di un battesimo al santuario (foto Pillonca)
Padre Enrico Mascia in occasione di un battesimo al santuario (foto Pillonca)

Ultimo atto dell’ultima stagione dei appuccini a Lanusei, una sorta di anticipazione del congedo che avverrà nella prima decade di ottobre. Il 2 pomeriggio il saluto di padre Enrico Mascia ai fedeli con una messa, la domenica successiva (il 9) l’addio vero e proprio con la solenne concelebrazione presieduta dal vescovo monsignor Antonello Mura. Sarà la fine di un’epoca che è cominciata nel 1979 ma affonda le radici negli anni 40, quando, sulla pietra d’angolo della devozione mariana si commisero le basi per la costruzione del santuario dedicato alla Madonna.

Fu monsignor Lorenzo Basoli, vescovo d’Ogliastra dal 1937 al 1970, a pensare a un santuario diocesano dedicato a Maria. Nella sua prima lettera pastorale – si legge nella guida della chiesa – egli confidava il suo desiderio di scegliere "il luogo più incantevole e più centrale di tutta la diocesi, per dedicare un santuario ad onore della Madonna, col titolo di Nostra Signora di Ogliastra. Come saremmo fortunati se in questa chiesa, edificata dall'amore dei figli, la nostra amabile Signora si degnasse di erigere un trono di misericordia e di amore, per dispensare grazie e benedizioni a tutti i suoi devoti".

La costruzione della chiesa però avvenne soltanto dopo lunghe e tormentate vicende. Già in piena guerra Basoli istituì l’Associazione Madonna di Ogliastra, che attraverso gruppi parrocchiali istituiti in diversi paesi avrebbe dovuto raccogliere fondi destinati alla realizzazione del progetto. Passarono anni prima che arrivassero finanziamenti, autorizzazioni ministeriali. L’approvazione definitiva del progetto giunse a luglio del 1959 e soltanto due anni dopo il vescovo potè porre la prima pietra. I lavori ebbero uno stop improvviso appena tre anni dopo complice il fallimento dell’impresa incaricata di realizzare l’opera. Quando monsignor Lorenzo Basoli morì del santuario erano state edificate soltanto le fondamenta. I lavori ripresero nel 1973 – Salvatore Delogu era il vescovo – affidati all’impresa Edoardo Loi. E sei anni dopo, finalmente, fu possibile l’inaugurazione della chiesa affidata ai cappuccini. Che ora, 43 anni dopo, si apprestano a lasciare Lanusei. L’ultimo di loro, padre Enrico Mascia, ora solo a reggere da solo il santuario, approderà a San Giovanni Rotondo. Gli resterà il ricordo di un paese “dove mi sono sempre sentito a casa mia”.

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