Sono gli ultimi patriarchi, i sopravvissuti. Figli delle immense foreste che ricoprivano la Sardegna un migliaio di anni fa. Hanno varcato la soglia del terzo millennio dopo essere scampati a incendi, fulmini e catastrofi. L'Ogliastra rappresenta l’area della Sardegna più ricca di questi monumenti viventi e ospita il leccio più grande del Mediterraneo. Michele Puxeddu, 58 anni, membro dell'Accademia Italiana di Scienze forestali e direttore del Servizio territoriale Forestas a Lanusei, ha geolocalizzato, misurato e fotografato i dieci old grown trees. La sua ricerca “I giganti d’Ogliastra”, grandi alberi relitti di Sardegna, è stata pubblicata nel 2021 sulla più importante rivista italiana di studi forestali. Green zone Quasi tutti questi anziani signori appartengono al genere Quercus, (ilex, pubescens, suber), ma sono rappresentati anche altri generi. Non è un caso che si trovino tra il Gennargentu e i Tacchi. La presenza di questi esseri speciali è possibile, come scrive Puxeddu, solo “in ristrette condizioni microclimatiche e pedagogiche”. Proprio per dimensioni ed età in Ogliastra questi alberi hanno lo status e il rispetto concesso ai centenari della blue zone. L’Ogliastra è una green zone, dove anche gli alberi vivono più a lungo, potendo contare “sulla salvaguardia legata al loro carattere di monumentalità”, come previsto dalla legge. Ma soprattutto hanno un immenso valore estetico, paesaggistico, storico e culturale, oltre che genetico. Infatti è innegabile che possiedano un potenziale adattivo robusto che ha consentito loro il superamento di avversità severe, a volte catastrofiche. Vivono talmente a lungo da doversi confrontare anche con nemici nuovi e terribili, quali inquinamento e cambiamenti climatici. Vanno custoditi, tutelati e protetti, con le attenzioni che rivolgiamo ai nostri anziani. Scrive Puxeddu: «Occorre prevedere in tutti i casi la necessità di azioni di protezione assoluta finalizzati alla conservazione di risorse strategiche di biodiversità per evitare con la loro scomparsa la riduzione della adattabilità degli ecosistemi forestali ai cambiamenti climatici».

Tuttavia le cronache riportano spesso episodi in cui le vittime sono i giganti. L’ultimo caso in Ogliastra ha visto perire una roverella a Talana. Puxeddu ha descritto in particolare i dieci più grandi alberi monumentali vegetanti nell’orizzonte freddo umido. Il climax della foreste di leccio. Ma vediamo quali sono e dove si trovano questi membri di un club più che esclusivo.

 Il primo è un leccio (Quercus Ilex). È il più grande della Sardegna e del Mediterraneo. Risiede in territorio di Urzulei, località Costa Silana, a 760 metri sul livello del mare, lungo il sentiero per Gorropu. Ha misure da urlo: venti di altezza, 10 di circonferenza al suolo, 8,50 di circonferenza del fusto a 1,30 metri.

Il leccio di Costa Silana a Urzulei, il più grande del Mediterraneo (foto concessa)
Il leccio di Costa Silana a Urzulei, il più grande del Mediterraneo (foto concessa)
Il leccio di Costa Silana a Urzulei, il più grande del Mediterraneo (foto concessa)

Per trovare un degno “rivale” in questo circolo verde bisogna salire ai 933 metri di Su Fundale, Talana. La padrona di casa è una roverella con 13,80 metri di circonferenza, alta 25 metri. Restando a Talana, tra i pascoli di Funtana ‘e S’Urcu, troneggia un Ontano nero alto 16 metri, largo al 6 metri e mezzo. Paese che vai gigante che trovi. Di singolari dimensioni in relazione alla specie. A Baunei, nei presi del nuraghe Orgoduri (375 slm), San Pietro di Golgo, è impossibile non notare un Perasto alto 9 metri, 4,60 di circonferenza al fusto. Salendo in quota, ai 1244 metri del Gennargentu di Arzana, troviamo un Acero che di minore ha solo il nome. Venti metri di altezza, 6 di larghezza al suolo. Della signorile tenuta di Cuile S’Orroali è il totem.

Un gigantesco esemplare di acero minore (foto concessa)
Un gigantesco esemplare di acero minore (foto concessa)
Un gigantesco esemplare di acero minore (foto concessa)

In questo club di superlongevi alimentati a clorofilla ci sono sorprese. Nel cuore dei Tacchi di Ulassai, a Sa Funtana ‘e Abbafrida, spunta un Terebinto di 8 metri, largo 2,10. Un gigante per la sua specie. E parlando di corbezzoli il Re si trova a Urzulei, sempre a Costa Silana. Cinque metri di circonferenza al fusto, 8 di altezza.

Un monumento corbezzolo a Urzulei (foto concessa)
Un monumento corbezzolo a Urzulei (foto concessa)
Un monumento corbezzolo a Urzulei (foto concessa)

E se vi state chiedendo se manchi qualcuno all’appello eccovi gli ultimi due nomi. Due stelle: il Tasso di Mathari, nel Supramonte di Orthullè. Risiede da un migliaio di anni a 895 metri di altezza, è alto 18 metri e largo 6,30. E se si parla di Ginepro, giù il cappello per sua maestà arzanese Juniperus oxycedrus.

Il ginepro ossicedro di Arzana (foto concessa)
Il ginepro ossicedro di Arzana (foto concessa)
Il ginepro ossicedro di Arzana (foto concessa)

A 981 metri di altitudine, in località Ovile Forru, ha una circonferenza del fusto al suolo di 7,80 metri e un’altezza di sei. In Ogliastra ci sono altri illustri monumenti verdi, Su Sandalu a Urzulei, la più antica vite mai scoperta, l’Olivastro di Santa Maria Navarrese, l’Ilixi ‘e Canali, al confine tra Ussassai e Seui. Non inclusi in questa ricerca, ma non per questo meno amati e venerati.

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