Esiste una correlazione tra dimensione spirituale e religiosa con una buona e lunga vita. Una tematica, questa, al centro di dibattiti che coinvolgono diverse discipline, dalla medicina, alla psicologia, alla teologia e alla filosofia. È la ragione per cui la Comunità mondiale della longevità, presieduta da Roberto Pili, ha dato vita a un confronto tra esperti e studiosi in una sede prestigiosa: la Sala Convegni dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, a Roma. Col focus su “Spiritualità versus Longevità: riflessioni sulla dimensione psicosociale della fede”, questo il titolo, l'incontro ha messo in luce il ruolo della preghiera e della meditazione e, in particolare, la forza della fede e i suoi effetti sulla salute e sulla qualità dell'esistenza e sulla gestione degli eventi della vita.  Un'occasione anche per trovare i punti di convergenza tra scienza e fede, nel pieno rispetto di ciascun ambito.

 Ha collaborato all'iniziativa Ierfop e l’associazione Medicina Sociale con il coinvolgimento del sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura Monsignor Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, Alberto Carrara, direttore del gruppo di Neurobioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Maricilla Cappai, referente per la Sardegna dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Teodoro Rodin, vice presidente Ierfop e consigliere dell’Anmic, il Direttore della Formazione di  Ierfop Bachisio Zolo e Donatella Petretto dell’Università di Cagliari. 

 Ampia la partecipazione di pubblico in presenza e online. Il presidente Roberto Pili ha aperto e coordinato i lavori evidenziando il “valore fede” nella promozione della salute e del benessere psicologico. Pili ha citato anche l'Organizzazione Mondiale della Salute che ha riconosciuto alla sfera spirituale e al dialogo costruttivo tra scienza e fede in senso lato, questo ruolo. «La fede, un credo religioso, attutiscono l’impatto di eventi stressanti della vita, attenuando il rischio di contrarre le innumerevoli malattie stress correlate, che sommate alle malattie neurodegenerative legate all' avanzare dell'età, accelerano l’invecchiamento - ha spiegato Pili. «La fede dà senso alle vicende umane e consente di interpretare le difficoltà della vita come occasioni di crescita e rinforzo spirituale. Non solo. Favorisce lo spirito comunitario e il reciproco sostegno sociale; una virtuosa armonia psico neuro endocrino-immuno-epigenetica mediante la consapevolezza, i rituali religiosi, in particolare con la preghiera che svolge uno straordinario ruolo nel complesso meccanismo di prevenzione: consente di ammalarsi meno, di guarire prima e mettere in atto una sorta di autoguarigione».

Ha parlato di una spiritualità intrinseca a ogni essere umano padre Alberto Carrara. «Siamo esseri religiosi per natura - ha argomentato - i tratti di religiosità rientrano tra le note che i paleoantropologi utilizzano per discriminare l’insorgenza dell’evento Homo».   Il tutto avallato dall'Unesco, secondo cui oltre l’80 per cento della popolazione mondiale crede in qualche forma di dimensione trascendente. «Siamo animali razionali, seguendo il pensiero aristotelico, ma la nostra razionalità e corporeità sono intrise di qualcosa che supera i determinismi e i condizionamenti della materialità e ci proietta verso orizzonti di senso e di motivazioni che trascendono lo spazio e il tempo che conosciamo - ha spiegato padre Carrara - il convegno  ha mostrato i risvolti benefici della spiritualità non soltanto per una vita più lunga ma qualitativamente migliore poiché pervasa di un senso, di uno scopo, che per alcuni diviene persino una missione».

Per il religioso, «in un contesto pandemico e di crisi economica e valoriale globale, riportare l’attenzione sulla dimensione spirituale dell’essere umano, non soltanto è funzionale a una possibile ripresa sociale, ma corrisponde alla incessante ricerca di verità e di senso di ogni uomo e donna di ogni epoca e di ogni continente su questo pianeta, la nostra casa comune. Vivere più a lungo dovrebbe venir declinato nel vivere con più senso». Dopo i contributi di Bachisio Zolo, Teodoro Rodin, Donatella Petretto e Maricilla Cappai le conclusioni sono state affidate a Roberto Pili. «Oltre il 70% delle persone ultrasessantenni descrivono un ruolo centrale della spiritualità nella loro quotidianità e ne evidenziano gli effetti benefici sulla salute psicologica. In taluni paesi, quelli che evidenziano tassi di longevità eccezionali, la percentuale risulta essere ancora maggiore».

Aggiungendo: «La ricerca scientifica in ambito medico e psicologico degli ultimi 30 anni ha evidenziato le medesime ripercussioni positive sulle patologie fisiche, sul benessere psicologico e ne ha sottolineato un ruolo nella promozione del benessere e della lunga vita», ha detto citando poi uno studio dell' Apa- American Psychological Association che nel 2002, ha riconosciuto il valore della religiosità e della spiritualità per la trasmissione valoriale in relazione alla psicologia applicata, sia in rapporto con l’intervento clinico. «Alla luce di questi dati - conclude Pili - sarà compito della medicina e della psicologia saper coniugare e declinare la dimensione spirituale all’interno di strumenti e pratiche di intervento. Alla politica il compito di mettere realmente al centro la persona, i suoi bisogni, materiali spirituali, affrontando la sfida dell’invecchiamento della popolazione non solo con servizi medico-assistenziali, bensì con tutte quelle attenzioni volte a garanzia del benessere fisico, mentale, sociale e spirituale».

© Riproduzione riservata