Un fiume di emozioni, di istantanee, di giorni di passione e giorni di attesa, di scenari che cambiano, di clima che muta, di spettatori che applaudono, si fatica, sorrisi e smorfie, dolore, cadute e ritorni, abbracci e (pochi) gestacci, di colori, di maglie, scarpe, caschi, pettorali spillati sulla schiena, di giudizi e impressioni. È la carriera di Fabio Aru, l’ultimo in ordine di tempo fra i corridori sardi professionisti.

Adesso il Cavaliere dei 4 Mori ha smesso, lasciando di nuovo la Sardegna senza un rappresentante nel gruppo dei pro. Speriamo per non troppo tempo, anche se all’orizzonte non si vede chi possa prenderne (almeno numericamente) il posto. Magari non nel World Tour, ma almeno in una formazione Professional, o Continental, basta che abbia un contratto. I pochi Under 23 o Élite sardi in gruppo (tra i quali un altro Aru, Lele, anch’egli villacidrese) non sembrano prossimi al grande salto. Chi ci riuscirà, sappia che, per essere all’altezza di Fabio Aru, dovrà confrontarsi con numeri difficili da eguagliare. Molto difficili. Eccone qualcuno, anzi parecchi.

Con una tifosa di Montalto di Castro\u00A0(foto\u00A0concessa BettiniPhoto©)
Con una tifosa di Montalto di Castro\u00A0(foto\u00A0concessa BettiniPhoto©)
Con una tifosa di Montalto di Castro (foto concessa BettiniPhoto©)

Stato di servizio

Sono dieci le stagioni da professionista di Fabio Aru, anche se il 2012 comincia soltanto il 1° agosto. Il debutto avviene mercoledì 20 con l’Astana nella US Pro Cycling Challenge o Tour del Colorado, tappa Durango-Telluride di 202 km: 76° a 12’42” dal vincitore Tyler Farrar, primo su Alessandro Bazzana e Damiano Caruso. Il siciliano è uno dei tre corridori presenti sia alla prima che all’ultima corsa di Fabio da pro. Gli altri sono americani: Lawson Craddock e soprattutto Joe Domvbrowski, che due mesi prima gli aveva negato sul Gavia la gioia di vincere il Giro D’Italia Under 23 (allora GiroBio). La sue squadre sono invece tre: l’Astana, la più importante, con la quale corre sino al 2017 e ottiene i risultati migliori; poi la Uae Emirates per tre opache stagioni, infine la Qhubeka-Assos (poi Qhubeka-NextHash), il team che gli ridà il sorriso e una buona competitività. In queste stagioni assomma 583 giorni di gara e percorre in corsa oltre 93 mila chilometri. Da pro ha gareggiato in sella a biciclette di quattro marche: Specialized, Argon 18, Colnago e Bmc.

Fabio Aru (Archivio L'Unione Sarda)
Fabio Aru (Archivio L'Unione Sarda)
Fabio Aru (Archivio L'Unione Sarda)

Rendimento

Aru entra nel mondo dei pro dalla porta principale. Lo sceglie l’Astana impressionata dai suoi risultati da Under 23 con la Palazzago di Olivano Locatelli: due Giri della Val d’Aosta, un Giro delle Valle Cuneesi, il Toscana Terra di Ciclismo in maglia azzurra. Il 2013 è di assestamento (ma indossa la maglia bianca al Giro ed è 4° al Giro del Trentino, vincendo la classifica dei Giovani), nel 2014 esplode: a Montecampione, dove Pantani aveva staccato Tonkov, ottiene la prima vittoria, al Giro d’Italia. Sarà la prima di 9 complessive: 8 nel World Tour, 1 al campionato italiano di Ivrea 2017. E sono 8 su 9 anche i successi per distacco. Fabio arriva sempre da solo al traguardo, con una sola, brillante eccezione: nel 2014 a Monte Castrove de Meis se ne va in compagnia di Chris Froome e lo batte in volata. In 583 giorni di corsa ha ottenuto 136 volte la Top 10: in pratica una ogni 4,3 corse disputate, senza dimenticare che per la maggior si parla di corse del World Tour. Per 12 volte è arrivato secondo. Ha indossato la maglia di leader dei Grandi Giri: rossa in Spagna (sei giorni, portandosela a casa nel 2015), gialla per due giorni al Tour 2017 (tre giorni anche in maglia a pois degli scalatori), rosa per un giorno al Giro 2015. Tre volte sul podio delle grandi corse a tappe, due volte quinto. Ha vinto la maglia di miglior Giovane al Giro 2015 con il più ampio distacco della storia: un’ora e 51 minuti su Davide Formolo. Nelle classifiche mondiali è stato numero 8 nel 2015. Chiude la carriera al 168° posto.

A Santiago di Compostela nel giorno del saluto (foto C.A.M.)
A Santiago di Compostela nel giorno del saluto (foto C.A.M.)
A Santiago di Compostela nel giorno del saluto (foto C.A.M.)

Attaccamento

Se c’è una cosa che è mancata nella carriera di Fabio Aru è stata la possibilità di correre nella sua Sardegna. Nel 2017 una caduta in Spagna gli ha impedito di essere al via del Giro di Italia da Alghero. Quest’anno, la sua squadra ha rinunciato alla Settimana Ciclistica Italiana pensando che Fabio disputasse il Tour, poi le cose sono andate diversamente. Ha scelto di lasciare alla Vuelta perché è la corsa a tappe che ha corso più volte (6) e nella quale ha percorso più km: oltre 18mila contro i 13.500 del Giro d’Italia e i circa 12mila del Tour. Le sue corse preferite restano però la Milano-Torino (due volte sul podio in sette partecipazioni) e, tra le Classiche Monumento, il Lombardia, chiuso due volte nella Top 10 (e una 11°) su sette partecipazioni. Cinque le presenze anche alla Volta a Catalunya e al campionato italiano, che ha conquistato nel 2017 a Ivrea. Il Paese in cui ha corso di più resta comunque l’Italia con circa 38mila km percorsi in gara, contro i 29mila della Spagna e i 21mila della Francia. Nella sua carriera ha attaccato il numero sulla schiena in 23 nazioni diverse di Asia (Cina, Oman, Emirati Arabi, Kazakistan e Israele), America (Argentina, Brasile, Usa e Canada) e naturalmente Europa. Infine, con la maglia azzurra ha debuttato da Junior nel ciclocross ed è stato convocato in Nazionale Under 23 (vincendo il Toscana Terra di Ciclismo) e in Nazionale maggiore per i Mondiali di Ponferrada 2014 e (rinunciando) Innsbruck 2019, le Olimpiadi di Rio 2016 (6°) e gli Europei 2016 di Plumelec.

Questo è stato Fabio Aru. Avanti il prossimo.

© Riproduzione riservata