Che oltre il lavoro fuori casa alle donne venga addossato anche quello di cura dei genitori anziani e, soprattutto, dei figli, non è una novità. Come non è una novità che all’interno delle mura domestiche continuino a consumarsi discriminazioni di genere. Però, a confermare quello che spesso sperimentiamo nella quotidianità, arrivano i dati raccolti attraverso una ricerca dalla Fondazione Libellula, diretta da Giuseppe Di Rienzo, che ha intervistato 4.300 impiegate, operaie, dirigenti e libere professioniste italiane in occasione della “Libellula week”, settimana di eventi online dedicata al dialogo sull’equità di genere e sul contrasto della violenza contro le donne.

Il dato che viene fuori è sconcertante: 3 donne su 4 non sono felici di come viene suddiviso il carico di lavoro con il partner, soltanto una donna su 10 è la principale responsabile dell’indirizzo economico della famiglia. «È proprio nella vita di tutti i giorni che possiamo cogliere i segnali di discriminazione e di violenza. Dobbiamo solo aprire gli occhi e ascoltare chi è accanto a noi sul luogo di lavoro o negli spazi di condivisione, dobbiamo imparare ad osservarci e ad ascoltarci nelle nostre azioni quotidiane per superare il gap e gli stereotipi che limitano le donne anche in famiglia», afferma il direttore generale della Fondazione che nasce nel 2020 da un progetto di responsabilità sociale di Zeta Service e che oggi vanta un network di circa 80 aziende virtuose (tra queste ci sono  Barilla, Furla, Esselunga, Montenegro, Randstad, Zurich).

La vita delle donne dentro le mura domestiche è particolarmente faticosa: una su due dichiara di  occuparsi dei figli senza alcun supporto dal partner. Nel caso in cui abbiano un aiuto è più facile che questo arrivi da nonni o baby-sitter  piuttosto che dal partner.  I numeri della ricerca sono molto chiari a questo proposito: appena il 2 per cento degli uomini si occupa in via esclusiva dei figli contro l’8% rappresentato dalle altre figure.

Un altro numero fotografa la situazione delle donne: l’80 per cento del tempo è dedicato a lavoro, spostamenti e attività di cura, domestiche e familiari. Dunque resta uno spazio ridotto per altre attività come sport, iniziative culturali e volontariato. Il che si traduce in una limitazione della dimensione individuale, e anche dell’impatto sulla comunità. Di Rienzo non a caso commenta: «I risultati della survey ci dicono che la discriminazione parte dalle mura domestiche, dove il tempo delle donne è essenzialmente tempo speso per gli altri. Deve far riflettere il fatto che molte donne ricoprano ruoli di responsabilità sul lavoro mentre a casa la loro opinione sulle questioni finanziarie conti meno. Come sta avvenendo nel mondo professionale, serve creare una cultura condivisa per raggiungere una piena equità anche in casa, che permetta alle donne di dedicare tempo a se stesse ed essere protagoniste della vita economica familiare».

A tutto questo si aggiunge un problema non secondario: il potere decisionale sulle questioni economiche all’interno della famiglia non è pari rispetto al partner.

Solo nel 9,3% dei casi le donne sono le principali responsabili delle decisioni finanziarie della famiglia, che nella stragrande maggioranza vengono prese dagli uomini. La gestione economica condivisa con il partner è focalizzata sulla gestione ordinaria a breve termine: una pratica che rischia di far trovare impreparate le donne al momento della pensione.

La ricerca di Libellula wWeek porta a una considerazione: la discriminazione e la mancanza di equità in casa alimenta quella sul posto di lavoro, creando un circolo vizioso che soffoca desideri e ambizioni delle donne.  Con l’obiettivo della parità di genere la Fondazione Libellula ha dato vita alla Libellula Week, un’iniziativa che Giuseppe di Rienzo descrive come «necessaria per accelerare il cambiamento. Il rapporto tra i generi, dentro e fuori l’organizzazione, risente ancora in modo significativo di stereotipi e visioni culturali limitanti che quotidianamente impattano sulle esperienze delle donne, sul modo in cui si parla a loro e di loro e nel concreto su tempo, denaro e carriere. Crediamo che solo con una costante e allargata azione su questi fattori potremo realizzare equità, rispetto e attenzione verso tutte le persone, uomini e donne, in tutti i contesti, professionali e familiari. È con questa prospettiva che continueremo la nostra attività di sensibilizzazione».

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