Ora, ogni volta che Jannik Sinner gioca un match - non conta se un primo turno o una finale - c’è una top news nei siti più importanti con il risultato in tempo reale. E va benissimo: il tennista altoatesino ha vinto un torneo dello Slam ed è numero 2 del mondo. Cose del genere, in passato, soprattutto in Italia dove il tennis non è mai stato popolare, erano impensabili. Qualcuno però aveva previsto tutto. «Sampras e Chang giocavano in un campetto di periferia, e a Bud Collins dissi: “Entrambi vinceranno uno slam”: avevo ragione. Può Sinner aspirare a qualcosa di simile? Sicuramente sì, ne va della mia serietà di pronosticatore». Gianni Clerici, lo scriba della racchetta scomparso nel 2022 a quasi 92 anni, ci aveva visto giusto. L’articolo di Repubblica risale al settembre 2020. Sinner era agli inizi, e comunque Clerici gli aveva già dedicato alcuni pezzi.

Uno dei primi, nell’agosto 2019 quando Jannik uscì sconfitto in un torneo americano pre-Us Open da Stan Wawrinka: «E’ nato un nuovo Pietrangeli. E’ stato battuto in 4 durissimi set, 6-3, 7-6 (4), 4-6, 6-3 da Stan Wawrinka, dopo quasi tre ore di gioco». Clerici ha sempre sottolineato l’importanza per Sinner di aver avuto un coach come Riccardo Piatti: «Ricordo che Pietrangeli non ha mai avuto altro coach che se stesso, mentre Jannik ha trovato sulla sua strada il mio ex allievo Riccardo Piatti, ed è stato scoperto da Massimo Sartori, altro coach meritevole di simile definizione». Piatti è maestro di tennis da più di quarant’anni, agli inizi ha allenato gente come Cristiano Caratti e Renzo Furlan, in seguito Ljiubicic, Gasquet, e per brevi periodi anche Novak Djokovic, l’attuale numero uno del mondo. Nel 2017 ha fondato la sua accademia, la Piatti Tennis Centre.

Nel 2020, alla vigilia di un importante incontro con Nadal, Clerici spiega a Sinner come si può battere il re del rosso: «Ebbene caro Sinner, voglio semplicemente dirti che devi “togliergli” il dritto, impedirgli di infierire con il suo uncino mancino sul tuo rovescio. La chiave della partita starà in questo dettaglio e nella velocità dei colpi. Ho da tempo pronosticato a Jannik Sinner un futuro da numero uno o giù di lì, chissà che un pezzo di corona non venga forgiata proprio a Parigi».

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 non era insolito sentire battibeccare Clerici e Rino Tommasi durante una telecronaca. Il motivo? Pete Sampras e le sue caratteristiche tecniche. Che gli avrebbero permesso, secondo Clerici, di vincere tanti Wimbledon. Tommasi la vedeva diversamente. Per lui il gioco del tennista americano era più da cemento. Aveva ragione Clerici: i successi di Sampras sull’erba sono stati sette (su sette finali disputate), record battuto solo da Roger Federer.

Il giornalista di Repubblica ha raccontato spesso l’aneddoto legato alla sua “scoperta” di Sampras. Clerici era un grande amico del cronista americano Bud Collins. Un giorno - era in corso l’Open degli Stati Uniti a Flushing Meadows - Collins gli suggerisce di andare al campo 17 dove si sta esibendo, in secondo turno, la grande speranza del tennis americano. Correva l’anno 1987 e nel campo 17 si affrontavano Michael Chang e Sampras. La “grande speranza” per Collins era Chang (che perse quel match ma che due anni dopo conquistò il Roland Garros), ma il tennista degno di nota per Clerici era Sampras. Che ne pensi, gli chiede Collins qualche giorno dopo. Con quel suo serve and volley ricorda Gonzales e un po’ Santana, gli fa Clerici. Beh, a rete non va mai, è troppo piccino, risponde l’altro. Ma come…sembra australiano, dice il giornalista di Repubblica. Ma eri sobrio? - conclude Collins - non è che hai sbagliato campo? La prima vittoria di Sampras in uno Slam arriverà tre anni dopo, nel 1990 a New York, contro Andre Agassi. E sarà la prima di quattordici.

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