Azionariato diviso tra Regione e Alitalia, base operativa in Sardegna, 20 Airbus 320 in flotta e la prospettiva di assumere entro il 2025 almeno 2.200 dipendenti. Una nuova compagnia low cost regionale potrebbe rappresentare una doppia salvezza: per Alitalia, che in questo modo accontenterebbe l'Ue con un cambio di pelle rispetto al passato, e per la continuità territoriale, gestita da un vettore sardo. Il progetto è firmato da Simone Congiu, cagliaritano, master alla Bocconi, analista del revenue management di Alitalia. L'idea è nata tre anni fa, su impulso dell'allora commissario straordinario Luigi Gubitosi, ma ha preso corpo durante i mesi del lockdown. "Ho lavorato insieme a un gruppo di colleghi di Alitalia, tra cui alcuni sardi, e altre figure provenienti da Air Italy", racconta Congiu. Il decollo di una compagnia sarda sarebbe un salvagente anche per i dipendenti dell'ex Meridiana, ora in cassa integrazione.

Come avete immaginato la nuova compagnia? "L'azienda avrà sede in Sardegna, avrà fornitori sardi e potrà assumere tanti dipendenti nell'Isola. Nel primo anno potrebbe riassorbire 300 lavoratori di Air Italy. Non è un aspetto secondario: la mission della società sarà quella di mettere al centro dell'attenzione le donne e gli uomini".

Diventerebbe una costola low cost di Alitalia, che in passato ha già percorso questa strada con Air One, senza successo.

"Air One non era un'azienda separata, non aveva indipendenza. Inoltre aveva una cultura da compagnia tradizionale, ma andava a competere nel mercato a basso costo".

Quali sarebbero gli azionisti? "Alitalia e Regione Sardegna controllerebbero ciascuna il 30%, un altro 15% la Lombardia e il resto potrebbe interessare a tour operator e istituti finanziari. All'amministrazione regionale dovrebbe costare circa 150 milioni, pari al costo di 3 anni di continuità territoriale. La spesa sarebbe ben ammortizzata". Come cambierebbe la continuità territoriale? "I collegamenti con Roma e Milano manterrebbero gli standard attuali. Ma la rete sarebbe, da subito, più ampia. Sono previste rotte dai tre aeroporti dell'Isola verso destinazioni nazionali e europee. L'idea è di garantire ai sardi un biglietto a 54 euro più tasse: tariffa unica, valida per il Cagliari-Milano come per il Cagliari-Londra". Come si regge il progetto dal punto di vista economico? "Creando una sinergia con la Regione Lombardia, che potrebbe figurare tra gli azionisti. Utilizzando lo scalo di Linate con servizi low cost nazionali e internazionali lo trasformerebbe in un aeroporto con una capacità attrattiva importante, sarebbe una sorta di diga che protegge il mercato dall'ingresso degli altri vettori in un momento in cui Alitalia ridurrebbe la flotta e la rete a breve e medio raggio".

Ci sarebbero altri vantaggi per Alitalia? "La nuova azienda avrebbe un valore di 380 milioni e necessità di 150 milioni di capitale: sarebbe una plusvalenza importante. Poi in questo momento l'intenzione è di ridimensionare la flotta, e qui si inserisce la compagnia low cost: avrà 20 aerei, tutti nuovi, e li sfrutterebbe con costi e strategie differenti".

E' un piano molto ambizioso.

"All'inizio del lavoro non riuscivo a trovare un modo per garantire la continuità senza compensazioni economiche. Con aerei più piccoli o una flotta ridotta non si possono assicurare certi servizi senza aiuti pubblici. E' la magia delle economie di scala, che dà il suo meglio nel settore aereo. Guardate Ryanair: è diventata un colosso perché non ha mai smesso di crescere, e grazie alle economi di scala ha abbassato le tariffe". Chi sta valutando il progetto? "So che è nelle mani del consulente di Alitalia che dovrà redigere il piano industriale. Oggi la priorità è definire cosa farà la compagnia, in termini di network e alleanze. Si può solo ipotizzare un low cost sarda, che verrebbe sviluppata successivamente. Per questo la Regione Sardegna, che ha in mano una copia del progetto, dovrebbe essere presente fin da subito, per essere pronta a cogliere l'occasione e risolvere definitivamente i problemi di mobilità dei sardi".
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