La prima sequenza di immagini è datata 1969. Siamo nella Spagna franchista. L’occhio del fotografo documenta le ultime ore di vita di un giovane torero: in un’osteria si fa festa, ma l’atmosfera è triste. Alla vestizione assiste una donna velata. In un’altra sequenza il ragazzo viene ritratto assorto in preghiera verso alcune immagini sacre, come in una poesia di Garcia Lorca.

A chi avesse saputo guardarle le immagini avrebbero permesso di identificare la burla, il falso grottesco. Ci sono diversi indizi. Il primo è il gagliardetto con lo stemma del Comune di Cento, si intravvede appena sulle pareti dell’osteria. Ma soprattutto le immagini sacre, icone greco-ortodosse, nulla hanno a che vedere con la cattolicissima Spagna. Ebbene queste foto vennero prese per vere da sommi esperti ed esposte in mostre e rassegne nazionali. Erano un falso d’artista, erano fake news. Le prime di una lunga serie.

Bruno Vidoni, nato nel 1930 a Cento, morto nel 2001, è stato pittore, fotografo e sommo provocatore. Un autentico pioniere delle fake news artistiche.

Nel 1971 Vidoni, che delle sue creazioni era regista, costumista e scenografo, mise nel mirino le giurie dei concorsi fotografici. Sulle rive del fiume Reno, a due passi da casa sua, venne ricostruita una scena della guerra di Cambogia. Il sangue in quel periodo dal Vietnam aveva preso a scorrere in tutto il sud-est asiatico. Emblematico e geniale il titolo: Guerra. In pratica una parodia dei più famosi reporter di guerra dell’epoca, come McCullin e Burrows. Lo scatto fece incetta di premi, nella migliore tradizione della farsa.

L’inganno venne svelato nello stesso anno sulla rivista “Photo13”. L’immagine ottica è mendace, inganna per sua stessa natura. Questo era il credo alla base di Vidoni, un assioma valido ancora oggi.

Il suo capolavoro assoluto resta il reportage sulla guerra civile in Irlanda del Nord. Un lavoro eseguito seguendo i luoghi comuni della fotografia bellica. Nelle foto non si vedeva nulla ma ognuno poteva vederci quel che voleva. Ad esempio una Seicento sullo sfondo di una drammatica sparatoria. Cosa ci facesse in Irlanda poi. Senza alcuna critica e discussione il lavoro eseguito non a Belfast ma a Pieve di Cento venne puntualmente pubblicato e acclamato. La burla svelata diede poi immancabilmente vita a un dibattito.

In qualità di genio assoluto, personaggio da romanzo, poliedrico artista gli vengono consentite delle operazioni al limite del farsesco. Nel 1989, venne accreditato agli stati generali del Turismo, che si svolgevano a Ferrara, quale assessore al turismo dell’inesistente comune romagnolo di Santa Bladina, partecipando per tre giorni agli incontri e ai dibattiti in programma.

Ma la performance che più scuote i cuori dei suoi tantissimi ammiratori è di certo la creazione di un personaggio inesistente, un pittore inesistente, il futurista Romolo Fabbj. Ovviamente la super burla va a buon fine, il mercato dell'arte (non nuovo a cantonate di questo tipo) ci casca in pieno.

Eppure la maestria del pittore, il segnale, è subito riconoscibile. I biplani, una delle opere di Fabbj, nelle loro sigle, compongono VI-DO-NI. Un marchio di fabbrica, una targa.

E poi come dimenticare la falsa serie di fotografie belliche, scattate da fantomatici reporter tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Solo negli anni ottanta Vidoni si confrontò suo malgrado con un argomento troppo ostico, un falso reportage sul terrorismo, sotto forma di un dossier dei servizi segreti. Quando la realtà supera la fantasia viene tracciato un confine e forse c’era poco da ridere anche per un burlone come lui. Viene da chiedersi cosa avrebbe pensato della guerra in Ucraina, delle immagine preconfezionate da ogni guerra recente. Della battaglia prima mediatica e poi sul campo di battaglia. Amava ripetere che la realtà è discreta e invitava a diffidare delle immagini troppo spettacolari. Lo ha scritto anche in un libro del 1985, intitolato Le improbabili verità dell’immagine ottica. A Vidoni di recente, è stato perfino dedicato un museo.

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