Corrado Barazzutti da pochi giorni non è più il "capitano non giocatore" della squadra italiana di Coppa Davis. "Una scelta nel segno del rinnovamento dirigenziale", ha spiegato in un comunicato il presidente Angelo Binaghi affidando la panchina della Nazionale azzurra a Filippo Volandri. Dopo vent'anni, Barazzutti ha voluto salutare giocatori, coach e appassionati con un lungo post su Facebook. Oltre all'amore per la maglia azzurra, dimostrato prima sul campo da giocatore negli anni 70 e 80 e poi come capitano sia di Coppa Davis sia di Fed Cup, e ai ringraziamenti non di facciata ma di sostanza, c'è il saluto al suo successore e un rammarico per niente velato: "Come voi, anche io sono venuto a conoscenza attraverso il comunicato della Fit che Volandri e` il nuovo capitano di Davis".

Nemmeno una telefonata?

"No, l'ho detto. Cose che succedono. Sicuramente non mi ha fatto piacere. Mi piace il rispetto reciproco".

Ha altri incarichi nella Federazione?

"Per ora no. Auspico un confronto, un chiarimento, anche perché nel comunicato si parla di una collaborazione futura. Ma non ne so niente".

Ha sentito Filippo Volandri?

"Sì, l'ho chiamato al telefono, gli ho fatto le congratulazioni e augurato in bocca al lupo per il futuro".

Gli ha lasciato una squadra maschile fortissima.

"Forse la più forte della storia del tennis italiano, superiore a quella che nel 1976, con Panatta, Bertolucci, Zugarelli e il sottoscritto, vinse la Davis".

L'Italia può rivincerla?

"A mio avviso sì, perché ha un mix di giovani già di altissimo livello e di tennisti esperti che ancora possono recitare un ruolo di primissimo piano".

Otto italiani tra i primi cento.

"Berrettini a 24 anni ha già giocato il Master e una semifinale a Flushing Meadows, Fognini ne ha 33 ma può ancora dimostrare a tutti il suo livello, Sinner è un potenziale campionissimo, Sonego, Travaglia, Caruso e Cecchinato, anche lui semifinalista in uno Slam, a Parigi tre anni fa, sono certezze, Lorenzo Musetti è l'altra grandissima speranza".

Vent'anni sulla panchina azzurra.

"All'inizio non è stato facile, c'era da ricostruire un rapporto tra la Federazione e i giocatori. Fondamentale è stato coinvolgere i coach, far capire a tutti attraverso il dialogo che ci poteva fidare l'uno degli altri".

I risultati sono arrivati prima con le donne.

"Le ragazze sono state fantastiche e hanno regalato all'Italia quattro Fed Cup, l'ultima contro la Russia a Cagliari nel 2013. Proprio in Nazionale Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci, vincendo match contro le più forti giocatrici al ondo, hanno acquisito quella consapevolezza che le ha portate poi a vincere la Schiavone a Parigi, Pennetta a New York contro la Vinci e la Errani ad arrivare in finale a Parigi. Risultati arrivati anche grazie alle sinergie con la Federtennis e i coach. Quelli italiani sono diventati negli anni bravissimi e i successi attuali degli azzurri ne sono la conferma".

Barazzutti e la Davis, un amore lungo una vita.

"Ricordo quando avevo 12-13 anni, non avevamo la tv a casa dei miei genitori, restavo incollato all'apparecchio del mio circolo per vedere i match di Pietrangeli. Il tennis è uno sport individuale, certo, i successi negli Slam sono i più importanti, ma per me la Coppa Davis e la Fed Cup sono allo stesso livello. Nel 1976, il nostro anno d'oro da giocatori, l'Italia intera si fermava davanti alla tv, per le nostre partite: 5-6 milioni di telespettatori per uno sport che non è certo il calcio. E io li sentivo tutti in campo con me, sentivo la responsabilità di vestire la maglia della Nazionale".

La nuova Davis è diversa.

"Sì, due singolari e un doppio nella stessa giornata al meglio dei tre set, può succedere di tutto, come abbiamo visto due anni da a Madrid. L'Italia è stata eliminata al primo turno dal Canada e dagli Stati Uniti dopo match persi per pochi punti: e dire che eravamo tra le squadre favorite. Ai miei tempi, quattro singolari e un doppio in tre giorni al meglio dei cinque, era diverso. Così cambia il tennis".

Forse a Madrid nel 2019 è stata la vera delusione nei suoi vent'anni da capitano non giocatore.

"Meritavamo di più, ma l'Italia si rifarà e penso che un azzurro possa vincere uno slam nei prossimi anni".

E lei cosa farà adesso?

"Sono disoccupato da pochi giorni (sorride), sicuramente a me piace ancora il tennis, sono prima di tutto un appassionato. Cercherò di mettere a disposizione degli altri la mia esperienza, come insegnante e allenatore. Questo è sicuro".
© Riproduzione riservata