L’ultima nata a Baradili è del 2014. Undici anni senza una nascita nell’alta Marmilla. Un dato significativo che la dice lunga sul problema dello spopolamento in tutto l’Oristanese dove il trend è negativo anche se ci sono diverse realtà in controtendenza. E soprattutto i centri più piccoli come appunto Baradili resistono e difendono la propria identità.

Il caso Baradili

Con 76 abitanti, arroccato fra le case in pietra e un centro storico-bijoux, sopravvive a dispetto delle oggettive difficoltà e persino di quelle statistiche ministeriali che entro il 2025 lo danno per spacciato. “Paese in via estinzione” ma qui si cerca di tenere botta e andare avanti come sottolinea la sindaca Maria Anna Camedda. «È vero che mancano servizi e i disagi sono tanti ma non dobbiamo rassegnarci. Il nostro è un paese del buon vivere, qui è forte una dimensione umana che in altri contesti è andata persa».

La sindaca Maria Anna Camedda (foto archivio Unione Sarda)
La sindaca Maria Anna Camedda (foto archivio Unione Sarda)

La sindaca Maria Anna Camedda (foto archivio Unione Sarda)

Effettivamente nel più piccolo paese dell’Isola manca tutto, o quasi. L’unico negozio di alimentari ha chiuso dieci anni fa, non c’è un ambulatorio medico, una farmacia, un bar, un ufficio postale né un’edicola. In giro non si incontra nessuno, la vita sociale sembra quella di decenni e decenni fa eppure c’è chi sceglie di stabilirsi in questo angolo di terra. Come Giuseppe De Felice, origini pugliesi, una vita da emigrato in Lombardia poi il trasferimento a Baradili «per scelta» precisa l’82enne. «Milano ogni tanto mi manca, là c’è mia figlia ma preferisco vivere qui, dove mi sento a casa» racconta l’anziano che ogni giorno acquista «otto copie de L’Unione Sarda per distribuirle ai compaesani».

Questo clima di collaborazione in un paese e una ostinata vitalità conquista anche alcuni imprenditori “coraggiosi” che hanno scommesso in questo minuscolo centro. E nonostante i trasporti e i collegamenti siano da brivido (c’è un solo autobus per Oristano alle 7 e rientra alle 16), qui ci sono due pizzerie, un parco acquatico (che d’estate fa schizzare miracolosamente le presenze a quota 20mila), campi da padel e calcio, un raviolificio, un noleggio caravan e una falegnameria. «Ho aperto a Baradili la mia attività perché la zona artigianale mi offriva maggiori opportunità – racconta Giuseppe Ardu - E rifarei questa scelta, siamo di passaggio, abbiamo un’ottima visibilità». Una vera sfida anche per una giovane coppia che un anno fa ha aperto un laboratorio di design. «Due anni fa abbiamo deciso di costruire qui la nostra casa – spiega Arianna Ardu, grafica che lavora insieme al compagno Andrea Dessì, designer – poi abbiamo iniziato il lavoro. Una scelta di vita consapevole, di cui siamo orgogliosi».

Il centro di Baradili (foto V. Pinna)
Il centro di Baradili (foto V. Pinna)

Il centro di Baradili (foto V. Pinna)

Negli ultimi anni, grazie anche ai bandi contro lo spopolamento, cinque famiglie hanno scelto di stare nel cuore della Marmilla. Fra loro anche quella dell’ultima nata, Gioia che oggi ha undici anni e frequenta la scuola primaria a Baressa. «Fa la vita di tutti i bambini fra ludoteca, catechismo e sport. Da parte delle famiglie c’è un grande impegno, ci organizziamo per accompagnare i ragazzi alle varie attività» racconta la mamma Simona. Si cerca di non far mancare nulla, internet spesso è la salvezza ma non sempre basta.

Da tutti però traspare una fierezza e l’ambizione di tutelare una realtà che numericamente è una sorta di condominio (in cui i ragazzi sono appena 8, gli adulti in età lavorativa una quarantina, gli altri sono anziani) ma va vissuta al di là dei freddi numeri. «Non vogliamo essere una riserva naturale – sostiene la sindaca – conosco i problemi e i gli svantaggi ma si equivalgono con le positività di una comunità come la nostra». E allora via l’etichetta di paese segnato «siamo qualcosa di molto più complesso ed è giusto dare ai cittadini di Baradili le stesse opportunità di chi vive in città».

I dati

Nel 2007 la provincia contava 168.381 residenti, a ottobre 2024 per l’Istat erano 148.115: meno 20.266. Centoquattresima tra le 107 province italiane per il Sole 24 Ore, penultima posizione per Italia Oggi. Età media della popolazione 50,2 anni a fronte dei 41,9 del 2002; l’indice di vecchiaia è il più alto d’Italia: 320,2 anziani ogni 100 giovani.

Una provincia che invecchia ed è sempre più povera di cervelli e di finanze; l’Inps nell’ultimo suo report attesta che le pensioni pagate in provincia sono mediamente le più basse d’Italia.

Nel complesso la città capoluogo soffre più del resto del territorio. L’età media è più alta e così anche l’indice di vecchiaia. Se nel 2002 c’erano 118,3 anziani ogni 100 giovani a fine 2023 la città si ritrova con 332,5 anziani per lo stesso numero di giovani. Le tre città della provincia sopra i 5mila abitanti perdono ma in misura molto ridotta rispetto al disastro dei piccoli centri. Terralba aveva chiuso il 2023 con 9.633 abitanti, a ottobre 2024 ne conta 29 in meno; Cabras nei primi dieci mesi 2024 ha chiuso quasi in parità, da 8.831 a 8.828; Bosa è scesa a 7.347. Ad analizzare i dati a partire dal 2001 al 2023 qualche brivido sale. Uras da 3.094 è scesa a 2.669, Sedilo da 2.442 a 1.934, Ardauli da 1.159 a 760, Busachi da 1.619 a 1.131, Cuglieri da 3.116 a 2.446, Laconi da 2.298 a 1.645. Fordongianus scende sotto i mille, Mogoro in 12 anni è passato da 4.758 a 3.869 e Samugheo 700 da 3.502 a 2.708.

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