Mentre la Sardegna aspetta che il principio di insularità - finalmente inserito nella Costituzione - prenda corpo, Maiorca, Ibiza e Minorca festeggiano il “Reb”, regime speciale pensato per riequilibrare gli svantaggi strutturali delle isole Baleari. 

Quest’anno la Comunità autonoma – l’equivalente della nostra amministrazione regionale – riceverà da Madrid finanziamenti per 600 milioni di euro in più rispetto al passato, per “venire incontro alle tante necessità” che hanno le isole, come ha spiegato il ministro delle Finanze María Jesús Montero Cuadrado. Al maggiore sostegno economico si è aggiunto poi, nei giorni scorsi, un nuovo sistema fiscale che dovrebbe consentire alle isole spagnole sviluppo e attrazione di capitali dall’esterno.

Lo schema è stato illustrato dal primo ministro del Governo Pedro Sanchez, durante una visita a Maiorca. Sarà garantita una detrazione del 90% dell’imposta sulle società e dell’imposta sul reddito, (le nostre Ires e Irpef) per nuovi investimenti fatti da cittadini non residenti nelle Baleari. In breve: ci sarà una sostanziale defiscalizzazione degli interventi che assicureranno la crescita delle attività produttive, con l’approdo nelle isole di capitali “stranieri”.

Allo stesso modo, “ci saranno bonus compresi tra il 10% e il 20% per i prodotti e le merci prodotte nelle Isole Baleari”, ha spiegato Sanchez, per rilanciare le attività industriali, l’agricoltura, l’allevamento e il settore ittico. Che potranno contare su un taglio della fiscalità che dalle nostre parti simulerebbe l’abolizione dell’Iva. Complessivamente la parte fiscale del Reb vale circa 350 milioni di euro, di cui gran parte dedicati agli incentivi fiscali per 47mila imprese e 71mila lavoratori autonomi.

L’attenzione del governo spagnolo per le isole è sempre stata molto alta. Lo dimostra anche il sistema dei trasporti, che prevede un sistema di sconti che valgono per gli abitanti di Baleari e Canarie. I residenti nelle isole hanno diritto a un abbattimento del 75% delle tariffe per i collegamenti aerei (con tutte le città spagnole) e marittimi. Nessun monopolio: per volare verso Ibiza, Palma di Maiorca o Tenerife si può scegliere tra diverse compagnie - in regime di libero mercato, dunque con prezzi che possono fluttuare -, pagando solo un quarto della tariffa piena, a cui ovviamente si aggiungono le tasse aeroportuali.

Lo stesso discorso vale per i traghetti. C’è anche una continuità territoriale delle merci: il costo dei trasporti in questo caso viene ridotto del 65%. Tutto a carico dello Stato, che solo per gli aerei spende 131 milioni all’anno. Questa valanga di denaro consente di avere prezzi molto bassi per i residenti nelle isole e tariffe competitive per i turisti. La differenza con la Sardegna è netta. Non a caso, nella costituzione spagnola la parola «isole» si incontra ben sette volte. In quella italiana, fino a qualche mese fa, neanche una.

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