Assegni addio. Un pezzo della storia bancaria va in pensione. I sistemi di pagamento cambiano forma e, con le transazioni digitali, la carta perde appeal e soprattutto diventa molto burocratica, lenta e costosa. Quindi non si vedrà più il classico blocchetto che veniva consegnato in banca dopo l’apertura di un conto corrente. Intesa Sanpaolo apre la strada, ben presto seguiranno anche gli altri istituti.

La storia

Secondo alcuni studiosi furono i Templari a inventare i moderni assegni, anche se altri storici fanno risalire la nascita a molto tempo prima, addirittura al periodo romano. Secondo un recente articolo pubblicato su Focus, i Templari usavano abitualmente i moderni assegni perché, oltre ad amministrare beni propri, spesso tenevano in deposito anche risorse altrui. Nel XIII secolo, fecero da tesorieri per il re di Francia e in molte occasioni fornirono prestiti e mutui ai nobili di allora, svolgendo le funzioni di una vera e propria banca. Si diffuse dunque l’ordine di pagamento scritto e questo accadde in particolare in Toscana, una delle regioni d’Europa che videro la nascita delle banche, nella seconda metà del Trecento. Tanto che il più antico ordine di pagamento conservato ancora oggi risale al 1368 ed è indirizzato a Michele di Vanni Castellani, titolare di un’azienda mercantile bancaria di Firenze, dove Tommaso e Zanobi Tornaquinci aprirono un conto corrente. Questi ultimi, esecutori testamentari di tale Monna Dea, fecero fronte alle spese per il suo funerale con una piccola striscia di carta rettangolare che altro non era che un ordine di pagamento del valore di due fiorini e mezzo.

In realtà pare che anche gli antichi romani utilizzassero una forma embrionale di assegno oltre duemila anni fa, nel primo secolo avanti Cristo. Si chiamava “praescriptio”. I mercati musulmani, invece, utilizzavano il “sakk”, da cui deriva la parola moderna cheque, già nel IX secolo dopo Cristo per fare in modo che un mercante potesse incassare i soldi contenuti in un ordine di pagamento in una città diversa dalla sua. In questo modo non si trasportavano denari. La stessa ragione alla base della diffusione degli assegni in Europa nel Trecento. Tracce sempre maggiori di questo tipo di ordine di pagamento si trovano anche nei secoli successivi, ad esempio nel 1600 in Inghilterra, mentre la diffusione maggiore avviene nell’Ottocento in tutta Europa. La prima regolamentazione organica, sulla base di una convenzione internazionale che riguarda l’uso degli assegni, risale invece al 1931.

La scelta

Ora, dunque, nel terzo millennio, le banche fanno nuove scelte e decidono di mandare in pensione gli assegni tradizionali. Intesa Sanpaolo ha già preso la decisione e ha iniziato a inviare le comunicazioni ai propri clienti. Dall’8 maggio non si potranno più cambiare gli assegni negli sportelli di Intesa San Paolo. Il mutamento sarà progressivo. Molti clienti, d’altronde, non usano già da tempo gli assegni e utilizzano altre forme di pagamento. Secondo i dati di Banca d’Italia, contenuti nel report sul “Sistema dei pagamenti”, le operazioni legate agli assegni sono ormai appena l’1% delle transazioni totali (nel 2013, dieci anni fa, era al 5%).

Secondo Intesa Sanpaolo i clienti coinvolti nella prima fase dell’operazione di addio agli assegni sono circa un migliaio. A loro verrà chiesto di non utilizzare più gli assegni ma contemporaneamente l’istituto renderà gratuiti i pagamenti con bonifici istantanei. Per evitare di utilizzare i vecchi assegni, infatti, bisogna adeguarsi con i nuovi strumenti digitali ormai diventati di uso comune per i correntisti, sempre più a loro agio con l’home banking e con l’utilizzo dei telefonini per le transazioni digitali. Tra questi appunto i bonifici istantanei permettono, fino ad ora con una piccola maggiorazione di costo ma da adesso in poi anche gratuitamente, di trasferire somme ingenti con un semplice click e il destinatario riceverà i soldi all’istante, senza attendere un paio di giorni come accade con il bonifico tradizionale anche on line.

Rimarranno in auge gli assegni circolari, quelli che si ottengono solo allo sportello in banca e che hanno un destinatario ben preciso e definito al momento dell’emissione e soprattutto sono sempre coperti perché emessi soltanto a fronte della disponibilità della somma sul conto corrente.

Cosa cambia

Le novità, tuttavia, permetteranno anche di evitare pratiche non sempre limpide legate all’utilizzo degli assegni. Per esempio, non sarà più possibile ricorrere agli assegni post-datati, ossia un ordine di pagamento con una data futura, che viene incassato quindi nel momento in cui il correntista spera di avere sul conto la somma necessaria alla copertura dell’assegno. Cosa che qualche volta non accade e allora sono dolori.

Dunque, non ci saranno più assegni scoperti. E anche per le transazioni immobiliari, nelle quali persiste l’uso degli assegni, si potranno utilizzare altri strumenti. A iniziare appunto dal bonifico istantaneo. Inoltre, spesso accade che sia lo stesso notaio a incassare i soldi della transazione nel momento della stipula del rogito e a girare la somma ai venditori una volta conclusa la registrazione dell’atto, per evitare problemi nel corso della transazione. Dunque, i mezzi informatici ormai ci permettono di dire addio al vecchio blocchetto degli assegni che faceva però un po’ status symbol. Ora, basta un click per trasferire anche un’ingente somma: il potere del denaro sta sempre di più nella moneta elettronica e nello smartphone.

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