Sono passati due anni, è come se fosse ieri. Nel senso che dall’arresto di Aleksej Navalny ai giorni nostri, l’incriminazione degli attivisti che si oppongono a Vladimir Putin è una pratica sistematica del regime di Mosca. “Il dissenso è represso, i dissidenti ridotti al silenzio”, osserva Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, tornata in questi giorni ad accusare il Cremlino di far partire “attacchi contro oppositori politici, mezzi d’informazione indipendenti e associazioni, utilizzando la legge come arma per procedere ad arresti e a indagini per reati inventati e liquidando storiche organizzazioni della società civile”.

Gli oppositori di Putin continuano a finire in carcere o in esilio. “Negli ultimi due anni, il governo russo ha intensificato la sua caccia alle streghe. Nessuna voce critica, nessun difensore dei diritti umani, nessun giornalista indipendente è al riparo dalle minacce di persecuzione, rappresaglia e repressione”, dichiara Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia.

Vladimir Putin (Epa)
Vladimir Putin (Epa)
Vladimir Putin (Epa)

Le notizie, allarmanti, che arrivano da Mosca fin dall’arresto di Navalny e, peggio ancora, dall’invasione dell’Ucraina, rimbalzano a Roma nonostante i ricorrenti tentativi di intimidazione messi in atto dal Cremlino per mettere a tacere cronisti e oppositori. “Il dissenso – continua Noury – è ridotto al silenzio”. E gli argomenti per indurre a tacere gli interlocutori sgraditi al regime non mancano. “Sfociano – specifica il portavoce di Amnesty – in arresti, inchieste e condanne di tutte le persone vicine a Navalny. Attraverso la previsione di reati pretestuosi. La chiusura delle fondazioni che lo stesso oppositore aveva creato, in funzione anticorruzione. E un paio di inchieste sono ancora in corso”. “Nel marzo 2022 Navalny – ricorda Amnesty - è stato condannato a nove anni di carcere per reati politicamente motivati tra i quali quello di frode su eccezionalmente vasta scala. Potrebbe attenderlo una condanna persino maggiore, poiché nel settembre 2021 è stato ulteriormente accusato di creazione e direzione di una comunità estremista.

Come se non fosse abbastanza, nell’ottobre 2022 le autorità russe hanno avviato nei suoi confronti un’ulteriore indagine per promozione del terrorismo, finanziamento e promozione dell’estremismo e riabilitazione del nazismo. Se venisse giudicato colpevole di queste accuse politicamente motivate, gli anni di carcere potrebbero salire a 30”.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia (foto Tonio Pillonca)
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia (foto Tonio Pillonca)
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia (foto Tonio Pillonca)

Il Cremlino attende al varco gli antagonisti di Vladimir Putin. “Coloro che sono andati in esilio – osserva Noury - se rimettono piede in Russia rischiano un’incriminazione. Dopo la dichiarazione di guerra all’Ucraina vige il divieto di parlare con le forze armate in alcun modo, vige perfino il divieto di pronunciare la parola guerra. Ti accusano di dire il falso per costringerti a non dichiarare il vero”. Il secondo anniversario dell’arresto di Navalny è vicino, Amnesty non intende tacere.  “Abbiamo rilanciato il nostro appello per il rispetto dei diritti umani in Russia e ci muoviamo per la scarcerazione dei dissidenti finiti in cella per reati di opinione”. Ad essere perseguitate non sono soltanto persone vicine a Navalny, ma “centinaia di cittadini russi che non hanno la notorietà che ha lui. Basti pensare che sono stati arrestati migliaia di oppositori alla guerra. Artisti, artiste, consiglieri municipali, sono finiti sotto inchiesta per il semplice fatto di aver compiuto atti pacifici. Queste condotte sono state criminalizzate e represse”.

L’arresto di Navalny ha mostrato il volto più repressivo e feroce di Putin. “Dopo il tentato avvelenamento di Navalny nel 2020 e il suo arresto nel 2021, le autorità russe hanno cercato di distruggere la libertà d’espressione. La repressione che ne è seguita ha permesso loro di stroncare rapidamente le proteste di massa seguite all’invasione, un anno dopo, dell’Ucraina”, aggiunge Natalia Zviagina. “Le organizzazioni associate a Navalny sono considerate arcinemiche delle autorità e sono per questo diventate oggetto di una brutale repressione. Di conseguenza, la maggior parte delle persone vicine a Navalny ha dovuto lasciare il paese”. È una spirale senza fine. “Le vittime del giro di vite della Russia contro la libertà d’espressione – aggiunge la dirfettrice di Amnesty International per la Russia - sembra non finiscano mai, eppure sia nel paese che all’estero si continuano a organizzare iniziative in favore dei diritti umani e contro l’invasione dell’Ucraina. Navalny e i suoi associati, privati della libertà a causa del loro pacifico attivismo, devono essere scarcerati immediatamente e senza condizioni e le accuse nei loro confronti devono essere annullate. La comunità internazionale deve aumentare il suo sostegno alla società civile russa, gravemente danneggiata ma ancora capace di grandi gesti di resilienza, coraggio e perseveranza”.

Intanto le condizioni di salute del dissidente, secondo quanto riferiscono i suoi sostenitori, peggiorano di giorno in giorno. E le coscienze più vivide si mobilitano per lui. Nei giorni scorsi il giornalista russo Dmitry Muratov e la sua collega filippina Maria Ressa, Premi Nobel per la pace nel 2021, si sono rivolti con una lettera aperta al Comitato internazionale della Croce rossa per chiedergli di intervenire presso le autorità di Mosca per cercare di alleviare le condizioni di detenzione dell'oppositore.

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