Jannik Sinner evita il giudizio del Tas, previsto per il 16 e 17 aprile, e si accorda con la Wada per chiudere il caso Clostebol con tre mesi di squalifica. Il tennista altoatesino, fresco campione degli Australian Open, chiude così – senza ammettere le proprie colpe – un caso che si trascina da oltre un anno.

L’intesa arriva dopo che il direttore della Wada a mezzo stampa aveva “minacciato” il numero 1 al mondo di una squalifica da 1 a 2 anni.

Sinner potrà rientrare in campo il 4 maggio, in tempo per partecipare agli Internazionali d’Italia (dal 7 al 18 maggio) e poi al Roland Garros. Visto l’ampio vantaggio accumulato, presumibilmente lo farà da numero 1 al mondo.

Sinner

«Questo caso pendeva su di me ormai da quasi un anno e il processo ancora aveva un tempo lungo con una decisione che forse sarebbe arrivata solo alla fine dell'anno», ha spiegato il tennista azzurro. «Ho sempre accettato di essere responsabile della mia squadra e ritengo che le rigide regole della Wada siano una protezione importante per lo sport che amo. Su questa base ho accettato l'offerta della Wada di risolvere il presente procedimento sulla base di una sanzione di tre mesi».

Binaghi

«È la prima volta che una vergognosa ingiustizia ci rende felici perché il primo pensiero è per il ragazzo che vede finire un incubo», afferma il presidente della Fitp, Angelo Binaghi. «Questo accordo – prosegue – certifica l’innocenza di Jannik, la sua assoluta non colpevolezza, e gli consente finalmente di rasserenarsi e pianificare il suo futuro con un grande rientro a Roma, dove tutta l’Italia lo accoglierà come merita».

«Resta il rammarico – conclude Binaghi – per tutto quello che ha dovuto passare e per tutto il tempo che Jannik ha dovuto trascorrere con questo macigno. Se non altro, questo sarà forse l'ultimo grande errore della Wada che, come sappiamo, ha già deciso di cambiare le regole che hanno costretto Jannik ad accettare un compromesso che anche se non riconosce alcuna sua responsabilità è veramente ingiusto».

La Wada

L’Agenzia Mondiale Antidoping ha riconosciuto che Sinner «non aveva intenzione di imbrogliare e che la sua esposizione al Clostebol non ha fornito alcun vantaggio per migliorare le prestazioni». Il fatto, si legge in un comunicato della Wada, «è avvenuto senza la sua conoscenza come risultato della negligenza dei membri del suo entourage, ma in base al codice e in virtù del precedente CAS, un atleta è responsabile della negligenza dell'entourage».
Ancora: «In settembre, la Wada ha presentato un ricorso alla Corte d'arbitrato per lo sport (CAS) nel caso del sig. Sinner, che era stato giudicato da un tribunale indipendente non colpevole o negligente. Nonostante l'appello, le circostanze del caso specifico hanno fatto sì che, per garantire un risultato equo e appropriato, la Wada fosse disposta a concludere un accordo di composizione, in conformità con l'articolo 10.8.2 del Codice mondiale antidoping».
«Sulla base dei fatti unici di questo caso, una sospensione di tre mesi è considerata un risultato appropriato. Come precedentemente indicato, la Wada non ha chiesto la squalifica di alcun risultato, salvo quella che era stata precedentemente imposta dal tribunale di primo grado (la semifinale di Indian Wells 2024, torneo in cui fu riscontrata la positività, ndr). La Federazione Internazionale di Tennis e l'Agenzia Internazionale per l'Integrità del Tennis, entrambe coinvolte nell'appello della Wada, non hanno fatto ricorso contro la decisione di primo grado ed hanno entrambi accettato l'accordo di risoluzione del caso».

I fatti

Come è noto, a marzo 2024, durante il torneo di Indian Wells le analisi delle urine rilevarono la positività di Sinner al Clostebol, steroide anabolizzante vietato, sostanza non specificata nell’elenco proibito dalla Wada.

La quantità riscontata, 86pg/mL, era infinitesimale, e tutti gli esperti concordano nel dire che non influisca sulle prestazioni sporive. Il Clostebol va assunto in quantità molto elevate per alterare le prestazioni. Sinner fece immediatamente ricorso contro la sospensione, accolto dall’Itia (International Tennis Integrity Agency) che lo ha definitivamente scagionato il 15 agosto, quando il caso esplose e fu reso noto ai media.

Nè colpa né negligenza, oltre alla mancata alterazione delle prestazioni sportive. La ricostruzione dei fatti, accettata dall’Itia, è la seguente. Giacomo Naldi, fisioterapista del numero 1 al mondo, acquistò per una ferita al dito (evidenziata anche dal cerotto con cui era al box di Sinner durante il torneo di Indian Wells) il Trofodermin, pomata che si vende senza prescrizione in farmacia e contiene la sostanza proibita. Poi massaggiò il tennista senza guanti, contaminandolo. Ricostruzione accettata anche dalla Wada, secondo cui tuttavia l’atleta è responsabile anche del proprio staff e va punito. Di qui il ricorso dell’Agenzia Mondiale Antidoping contro l’assoluzione, ricorso che, senza questo accordo, sarebbe stato discusso al Tas il 16 e 17 aprile. La Wada aveva chiesto per Jannik uno stop da 1 a 2 anni, come sottolineato anche in una recente intervista alla Stampa del direttore dell’Agenzia. A pochi giorni da quell’intervista, l’accordo. Sinner, senza ammettere le proprie responsabilità, accetta l’offerta della Wada di uno stop di tre mesi.

Le conseguenze

Sinner salterà i tornei di Indian Wells, Miami (dove difende 1.000 punti), Montecarlo (dove ne difende 400) e Madrid (ne difende 200). Perderà dunque 1.600 punti, ma ne ha 3.700 di vantaggio su Zverev e 4.500 su Alcaraz. Dunque, a meno di clamorosi exploit del tedesco o dello spagnolo, il 4 maggio potrebbe tornare in campo a Roma da numero 1 al mondo.

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