13 maggio 2015 alle 21:22aggiornato il 13 maggio 2015 alle 21:22
L'analisi della tappa di Carlo Alberto Melis
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C’è mancato un soffio, ma forse l’appuntamento con la storia è solo rimandato. Fabio Aru ha mancato per 2” la maglia rosa, mai indossata in 106 anni di Giro d’Italia da un corridore sardo. Colpa (si fa per dire) di Chavanel che ha resistito al ritorno dei tre “tenori” del Giro (ormai sono stati ribattezzati così, Contador, Aru e Porte) acciuffando il secondo posto e l’abbuono da 6”. Se Aru l’avesse superato, oggi sarebbe leader con lo stesso tempo del suo idolo giovanile.
Ma sarebbe servito? Da domani sarà la Tinkoff-Saxo a doversi sobbarcare la gestione della corsa, perché le ultime due tappe hanno distribuito nel gruppo distacchi tali che è improbabile che Contador possa cedere la maglia a qualcuno in via provvisoria, per poi riprenderla sulle grandi montagne.Aru si veste di bianco (è il miglior giovane) e attende, forte della rinnovata consapevolezza di avere a disposizione la squadra più forte. E forse è stata proprio questa lampante verità a suggerire a Contador di attaccare per primo e stanare i suoi rivali, il 24enne villacidrese dell’Astana e il 30enne tasmaniano del team Sky. Il primo, c’è da crederlo, di molti scontri in salita.© Riproduzione riservata