Gli hanno appena riferito della morte di un caro amico: «Perché Bobo Gori lo era, anche fuori dalla narrazione di quella squadra che anche grazie a lui portammo a vincere lo scudetto contro tutto e tutti». 

La voce metallica di Gigi Riva, dall’altra parte della cornetta del telefono, è volutamente rotta dalla commozione: «Ma come è potuto accadere? Quando è accaduto?»

Poi dice: «Purtroppo sì, è la vita. Ma quando vengono a mancare persone care come Bobo tutto diventa più triste».

I ricordi del Mito vanno indietro nel tempo, a 53 anni fa, allo scudetto: «Alle serate trascorse assieme, alle cene, ai ritiri, agli scherzi che in quel gruppo non mancavano mai». In campo poi erano guai per gli avversari: «Era un attaccante che definirei moderno, Bobo. Per l’epoca aveva una velocità fuori dal comune, che gli permetteva di svariare da un fronte all’altro dell’attacco per aprirmi spazi e mandarmi al tiro». 

Con lui condivideva la passione per le Alfa Romeo e per un calcio romantico, che oggi non c’è più: «Era altruista come pochi, non conosceva l’egoismo. Bobo era una persona solare, sempre con quel sorriso stampato sulle labbra e la capacità di riuscire a parlare di tutto con tutti». Chiusura, rivolta all’amico perduto: «Ciao Bobo, devo solo ringraziarti. E tu sai perché».

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