Chi sale: Gianluca Lapadula

La qualità. L’esperienza. Il temperamento. La personalità. Così, mentre la squadra perdeva certezze e coraggio, se l’è caricata sulle spalle, l’ha difesa con le unghie e con i denti, l’ha scossa, l’ha trascinata verso la porta avversaria. E non a caso, è stato lui a segnare il gol della vittoria, il nono in campionato, il decimo stagionale. In tanti hanno storto il naso, all’ingresso in campo, vedendo la fascia da capitano sul suo braccio, ma Lapadula ha dimostrato di meritarla, dandole un valore meno temporale e più caratteriale. Leader indiscusso, si è preso le responsabilità anche di chi non c’era e ha dimostrato, una volta di più, di essere un lusso per la categoria con una percentuale realizzativa importante. Riscattata in tempo reale, dunque, la prova opaca di Modena. Ora il nuovo banco di prova a Bari, quasi un derby per l’italo-peruviano che ha il Lecce nel cuore.

Chi scende: Giorgio Altare

Rinato con la difesa a tre e con la fiducia incondizionata dell’allenatore. Questione di testa, oltre che di approccio al calcio. Anche nella gara con il Benevento ha risolto due-tre situazioni davvero insidiose, e lo ha fatto con una naturalezza disarmante. Poi si è inceppato qualcosa, come se avesse improvvisamente perso il filo del discorso. Un fallo più inutile dell’altro e un doppio “giallo” sacrosanto, stavolta, che ha rischiato di compromettere una partita già complicata di per sé. Lapadula ci ha messo una pezza levandogli il pensiero, resta la macchia, però. L’ex Olbia l’ha combinata grossa lasciando i compagni in dieci nel momento cruciale. Da quando è arrivato Ranieri non aveva saltato mezzo minuto, magari aveva proprio bisogno di tirare il fiato e la squalifica - paradossalmente - potrebbe aiutarlo a ricaricare le batterie anche mentalmente.

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