Giramondo, senza limiti. Sassari-Malaga-Sassari-Kazan-Milano-Berlino-Sassari-Venezia: due estati, decine di migliaia di chilometri percorsi con coraggio e testardaggine per dimostrare ancora una volta di poter superare i limiti disegnati da altri, non certo da se stesso, che ha sempre alzato l'asticella partendo dal basket di serie C, fino a sfidare faccia a faccia le star della Nba, agli ultimi Europei. Un cestista normale che si trasforma in un simbolo, trascinatore della Nazionale a un passo dalle medaglie.

Il commiato dalla squadra della sua città e l'Olimpiade l'estate scorsa, poi il debutto in Eurolega e quindi nelle ultime settimane la consacrazione definitiva in azzurro. Marco Spissu ha segnato 22 punti agli Europei nell'impresa contro la Serbia, ne ha realizzati 21 contro la Francia ed è stato l'unico a fare canestro su azione nel supplementare. Il playamaker ha saputo trasformarsi in uno dei simboli della Nazionale guidata dal suo “maestro” Pozzecco. Cliccatissima sul web l'immagine del mancino play sassarese che segna in faccia al poderoso francese Yabusele, 20 cm e 40 chili in più. Ci sono poi le foto che mostrano la grinta del piccolo sassarese dopo ogni canestro, ogni assist per i compagni. Un modello soprattutto per i ragazzini: nel basket si può sfondare anche con un fisico normale se gli attributi sono da giganti.

Da ieri Marco Spissu è a Venezia. L'acerrima rivale della Dinamo per lo scudetto 2019 gli ha fatto una corte spietata per mesi pur di averlo alla corte del “Doge” De Raffaele e provare a contrastare il duopolio Milano-Virtus Bologna.

Marco Spissu, brucia ancora la sconfitta con la Francia?

«Sì, perché essere entrati agli ottavi contro la Serbia e aver vinto ci ha fatto sognare tanto, sapevamo che da lì in poi avremmo dovuto affrontare degli squadroni, ma questo gruppo speciale era pronto. Siamo arrivati a pochissimo dal giocarci la semifinale e saremmo andati a medaglia dritti, ne sono sicuro. Purtroppo è successo quel che è successo, il basket è bello ma anche terribile a volte».

C'è qualche rammarico?

«Il rammarico vero è per la sconfitta con l'Ucraina, ma sono contento e orgoglioso del percorso fatto dalla nazionale, perché si è fatta rispettare in tutta Europa e questo è importante. Abbiamo dentro qualcosa di speciale, i tifosi se ne sono accorti. E prima o poi con questo gruppo speciale arriverà qualcosa».

Ai Mondiali?

«Per i Mondiali ci sono due finestre di qualificazione a novembre e febbraio, ci manca una vittoria, massimo due, ma siamo fiduciosi dopo quanto fatto ad agosto. Abbiamo voglia di far bene, di onorare la maglia e poi parlerà il campo. Ci sarà anche l'Italia a dare del filo da torcere alle big».

Tracci un bilancio personale degli Europei.

«Il mio rendimento è andato in crescendo, rispetto alle gare giocate a Milano ho trovato più iniziative personali, sono entrato in fiducia».

Ha sorpreso molti che pensavano non potesse giocare così ad alto livello...

«Io ho sempre creduto in me e ho aspettato la mia occasione utile. Quando le cose si fanno dure io non mi tiro mai indietro, ci metto la faccia. Peccato per come è finita, ma bisogna ripartire da lì».

Un pensiero sulla Dinamo di questa stagione.

«La Dinamo ha costruito una grande squadra, anche se il giudizio andrà dato più avanti perché ci sono un po' di infortunati e di acciaccati e quindi è difficile capire dove si collocherà. Quando posso la seguo sempre, sono sassarese e non rinnego le mie origini».

Ogni tanto è in tribuna al “Vanni Sanna”, come domenica, come mai?

«Perché da ragazzino facevo anche calcio e tifo Torres. Quando sono libero da impegni li seguo: è sempre bello tornare allo stadio. Peccato per il risultato, ma si respira di nuovo una bella aria di gente che vuole un'altra categoria. Speriamo di vedere presto i 3 punti nella serie professionistica».

Giampiero Marras

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