Al termine di tre riprese svolte regolarmente, nei quarti di finale del torneo di boxe categoria - 66 kg donne, la pugile algerina iperandrogina Imane Khelif ha vinto ai punti il match contro l'ungherese Anna Luca Hamori. Non essendo prevista nel programma olimpico la finale per il terzo e quarto posto, l'algerina finita nelle polemiche per la sua partecipazione ai Giochi è quindi sicura di vincere almeno il bronzo.

Dopo il verdetto è scoppiata in un pianto a dirotto: «È una questione di dignità e onore per ogni donna», ha detto. «Tutto il popolo arabo mi conosce da anni. Per anni ho fatto boxe nelle competizioni della federazione internazionale, sono stati ingiusti con me. Ma io ho Dio».

Giovedì nel primo turno, Khelif aveva vinto per il ritiro dopo pochi secondi dell'italiana Angela Carini e si è trovata ancora di più al centro di una polemica mondiale con illazioni sulla sua identità sessuale. Secondo il Cio non c'è alcun indizio che Khelif, che ha combattuto nel circuito femminile per anni, comprese le Olimpiadi di Tokyo, si identifichi come qualcosa di diverso da una donna.

Lo ribadisce anche il padre mostrando i documenti di identità e il suo certificato di nascita all'Afp, parlando da un villaggio rurale a circa 10 km da Tiaret, città a 300 km da Algeri. «Mia figlia è una bambina - ha detto Omar Khelif - È stata cresciuta come una bambina. È una bambina forte, l'ho cresciuta per lavorare ed essere coraggiosa. Ha vinto contro l'italiana semplicemente perché era più forte e l'altra era debole». Imane ha una «forte volontà al lavoro e in allenamento - ha assicurato il padre - Se Dio vuole, ci onorerà con una medaglia d'oro e innalzerà la nostra bandiera nazionale a Parigi. Questo è l'unico obiettivo che ci siamo prefissati dall'inizio». 

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata