Pochi secondi, il tempo di incassare un destro potentissimo, poi la decisione di abbandonare. Angela Carini ha scelto di non affrontare il match contro la pugile iper-androgina algerina Imane Khelif.

Dopo che i giudici hanno validato la sua scelta con il verdetto ufficiale, l'azzurra si è inginocchiata sul ring ed è scoppiata a piangere: «Ero salita sul ring per combattere – ha spiegato poi - Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta. Esco a testa alta».

Non lo aveva deciso prima, ha chiarito il tecnico del pugilato azzurro, Emanuele Renzini: «Sarebbe stato più facile non presentarsi perché tutta Italia da giorni le chiedeva di non combattere. Ma Angela era motivata e voleva farlo. Certo al sorteggio, quando ha conosciuto l'avversaria, mi ha detto 'non è giusto'. Ma qui oggi non c'è stata premeditazione». Carini, ha ribadito, ha abbandonato dopo «aver preso un pugno, mi ha detto che non se la sentiva, che non voleva combattere. Ho provato a dirle di arrivare almeno alla fine della prima ripresa così ci saremmo confrontati, ma niente». 

Khelif era stata esclusa dai mondiali perché il suo Dna ha un cromosoma maschile: il Coni aveva chiesto al Cio che «i diritti di tutti gli atleti siano conformi alla carta olimpica e ai regolamenti sanitari», ossia alle regole sulla complicata questione del gender. Poi era scoppiata la polemica, anche politica, alla conferma del Cio che Khelif era ammessa al torneo come l'altra pugilatrice dal testosterone alto, Lin Yu Ting di Taiwan.

(Unioneonline/D)

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