"Ero una bambina ambiziosa, nel quartiere periferico di Torre Annunziata in cui vivevo vedevo le ragazze studiare fino alle medie, poche finivano le superiori: se andava bene si fidanzavano, si sposavano e badavano alla famiglia. Ora è diverso, ma 10-12 anni fa era così e non mi piaceva". Così racconta Irma Testa, bronzo a Tokyo e prima donna italiana a vincere una medaglia olimpica nel pugilato, in un’intervista ripresa dalle agenzie di stampa.

L’atleta, che partecipa al progetto della Onlus ActionAid "Squadra del cambiamento", per promuove il contrasto alla violenza sulle donne e alla dispersione scolastica, proprio nei giorni scorsi aveva fatto un importante coming out. “Le persone che mi stanno vicino lo sanno da anni – aveva raccontato – ma credo sia giusto, ora, dirlo a tutti. Parlare di orientamento sessuale nel mondo dello sport ha un valore speciale, perché ai campioni si chiede di essere perfetti. E per molti l’omosessualità è ancora un’imperfezione. Per timore di intaccare la propria immagine tanti sportivi tacciono e si nascondono. Anche per me è stato così fino a pochi mesi fa. Ma quella medaglia di Tokyo è diventata il mio scudo: ora che la Irma atleta è al sicuro, la Irma donna può essere sincera. E lo faccio in un momento in cui esporsi è diventato fondamentale”.

A proposito di violenza, si potrebbe pensare che una pugile sia avvantaggiata e che sia in grado di difendersi. Ma in realtà non è così: "La boxe non è una tecnica di difesa personale, senza guantoni non saprei dare un cazzotto in faccia a una persona, né lo farei mai. So dare il colpo preciso per andare a punto, non sarei in grado di contrastare fisicamente un uomo nella vita reale". Per farsi valere nel mondo, come donna e come persona, Irma ha scelto tutt'altra via, dopo avere lasciato la scuola si è rimessa a studiare: "Dopo aver capito che era importante. Iniziavo a frequentare persone molto interessanti da ascoltare e non volevo restare silenziosa in un angolo senza saper dire la mia. Se non sai niente non sei neanche capace di contraddire, puoi credere a qualunque cosa ti dicano".

"Ci sono persone che soffrono per le discriminazioni – la sua riflessione – che sono vittime di bullismo, che non riescono a costruirsi una vita perché non sanno come relazionarsi con una società che è loro ostile. Ogni essere umano dovrebbe essere protetto e al sicuro. O almeno tutelato. Chi può proteggerti se non lo Stato, le sue istituzioni, le sue leggi? Ci sono ancora troppe persone discriminate e questo non va bene. Non va più bene. Io non posso fare molto, ma posso, dicendo la verità su me stessa, dire anche che nulla è sbagliato”.

(Unioneonline/v.l.)

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