Lorenzo Patta, sta scaldando i motori?

«Assolutamente sì».

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Il campione olimpico è pronto a ripartire. Ma non alza i toni, resta con i piedi per terra: gli infortuni hanno influito su una stagione non all'altezza delle attese e spera che il suo 2023 possa essere migliore.

Da dove e quando ripartirà la sua corsa?

«Ancora con precisione purtroppo non lo so, spero presto perché ho veramente tanta voglia di iniziare questa stagione».

Quale specialità privilegerà quest’anno?

«È presto per dirlo. Ho avuto un paio di infortuni a inizio preparazione che mi hanno fatto perdere un po’ di allenamenti in vista dei 200..Inizierò molto probabilmente con i 100 e poi vedremo se la condizione sarà buona per fare qualche 200 di buon livello».

Dal suo entourage garantiscono che si sta allenando alacremente. In quali impianti?

«Vero. Finalmente la telenovela della pista di Oristano è finita e già da qualche mese mi sto allenando qui. Hanno fatto un buon lavoro ed è piacevole allenarsi in questa pista».

Qual è l’obiettivo del 2023?

«L’obiettivo principale che mi sono prefissato, come ogni anno, è sicuramente migliorare a livello cronometrico sia sui 100 che sui 200, poi spero in una convocazione ai Mondiali di Budapest. Vedremo».

Si sente in forma per poterci riuscire?

«Al momento, dopo un paio di mesi di buio totale a causa di un infortunio alla caviglia, mi sento davvero bene, mi sento in forma sia a livello fisico ma soprattutto a livello mentale. Gli allenamenti stanno procedendo bene, spero di fare una bella stagione».

Dall’ultima stagione attendeva di più?

«Assolutamente sì. Non mi sento di aver fatto bene, sono rimasto abbastanza deluso dalla mia stagione. Nonostante non siano andati benissimo, sono comunque felice di aver partecipato agli Europei di Monaco e ai Mondiali di Eugene: sono esperienze che insegnano tanto lo stesso».

Quanto la medaglia olimpica le ha cambiato la vita?

«Non particolarmente e sono felice che sia così. Sono la stessa persona di prima, mi alleno nella stessa pista di prima con lo stesso allenatore, Francesco Garau: è bellissimo comunque essere fermati per strada per scambiare due chiacchiere o per una foto. E’ una cosa che fa veramente piacere».

Di lei si sa che è fidanzato e che frequenta uno storico gruppo di amici. Fa vita d’atleta, insomma. Da quanto tempo non va in discoteca?

«Fidanzato non più ormai da un po’. Diciamo che è una cosa che non mi è mai interessata andare in discoteca, non è un posto che amo frequentare. Preferisco stare con i miei amici e scambiare due chiacchiere in maniera tranquilla».

Crede di aver intrapreso la strada giusta per restare a certi livelli?

«Penso proprio di sì. Sono convinto che, per rimanere a livelli alti, si debba partire prima di tutto da se stessi, dalla propria testa, dall’impegno che si mette quando ci si allena. Poi mi fido ciecamente del mio allenatore: sono convinto che insieme possiamo fare ancora delle belle cose».

Lei gareggia per le Fiamme Gialle, un simbolo storico dell’atletica. 
«Assolutamente sì. Per me non può essere che un onore gareggiare per le Fiamme Gialle e sono felicissimo di far parte di questo gruppo che mi ha accolto benissimo dall’inizio. Li ringrazio veramente tanto per tutto quello che fanno per me ed è anche grazie a loro se sono riuscito a raggiungere questi risultati».

Si allena ancora con Tortu, di tanto in tanto?
«Con Filippo ci vediamo ai raduni, ne avremo uno a breve. Sono veramente felice di rivedere sia lui che tutti gli altri ragazzi».

E come legge il secondo posto di Jacobs nei 60 metri agli Italiani?
«Il suo obiettivo principale sono sicuro che rimangano gli Europei indoor di Istanbul. Ci sta magari non essere pienamente in forma ancora, anche perché comunque ha fatto relativamente poche gare. Sono sicuro che agli Europei ci farà divertire. Sia lui che Samuele Ceccarelli, e sono veramente felice per lui: abbiamo fatto tante nazionali giovanili assieme, lo conosco da tanto tempo».

Da ex calciatore, è soddisfatto della stagione della Roma, la sua squadra?
«Non si può non essere contenti con questo momentaneo posto in zona Champions. Siamo ancora in Europa League, l’unico rimpianto rimane la Coppa Italia, che era realmente una possibilità per vincere un trofeo quest’anno. Peccato».

E il Cagliari tornerà in Serie A?

«Spero di sì. Non è Serie A senza il Cagliari. Quando riesco, seguo molto volentieri i rossoblù. Soprattutto adesso che c’è mister Ranieri. Sono in zona playoff, ce la possono fare».

Tornando in pista, tra gli atleti e le atlete sarde chi ha, secondo lei, i margini di crescita più ampi?
«Ce ne sono tanti. Sicuramente Dalia Kaddari e Wanderson Polanco in primis: sono già molto forti, ma che, come me, possono migliorare ancora molto. Poi c’è un ragazzo molto giovane, Diego Nappi che ha 16 anni, ma che sta facendo davvero tanto tanto bene e può diventare bravissimo».

Ha citato Polanco e Kaddari, anche loro sardi: è un periodo storico irripetibile per la nostra atletica?

«Ma questo non saprei. Ci sono stati tanti periodi molto buoni per l’atletica sarda, penso agli anni in cui gareggiavano i vari Giorgio Marras, Sandro Floris, Valentina Uccheddu, Anna Rita Angotzi. Noi stiamo facendo molto bene e spero che i sardi siano fieri di noi».

Che cosa significa per lei indossare la maglia azzurra?

«Per me, ma penso per ogni sportivo italiano, indossare la maglia azzurra è tutto. È quello  che sogna un bambino quando inzia a fare sport. Gareggiare e lottare per la propria nazione non ha prezzo, ti dà uno stimolo in più».

Le prossime Olimpiadi sono ancora all’orizzonte. Ma ogni tanto, almeno qualche notte, sogna di confermare l’oro?

«Sappiamo tutti che sarà molto difficile. Come abbiamo visto agli ultimi Mondiali, le altre squadre sono molto agguerrite. Vedremo quello che succederà. Noi ovviamente ce la metteremo tutta per provare a fare di nuovo qualcosa di fantastico».

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