Tante magnifiche storie si intrecciano nella vicenda umana e calcistica di William Manca. Uno dei figli prediletti  di Fertilia, borgata di Alghero, un luogo di particolarità uniche. Fondata da Mussolini nel 1936 all'inizio fu colonizzata da ferraresi, ma appena dopo la guerra da veneti ed esuli dalmati e giuliani. Che issarono presso la nuova piazza il noto campanile di San Marco, tributo alla repubblica marinara di Venezia. E il veneziano è ancora, dopo tanti anni, il dialetto più parlato sotto i grandi porticati e le vie ordinate (ora un po' decadenti) della borgata.

William Manca, insegnante in pensione, è un pezzo di storia giuliana. Rossana Kucich, profuga fiumana, impiegata di banca divenne sua moglie. E William, nipote di Gustavo Giagnoni, fratello di sua madre, giocatore del Mantova e poi noto allenatore col colbacco ai tempi del Torino di Pulici e Graziani, aveva cominciato a maramaldeggiare nel calcio. Prima ad Olbia e dall'età di 11 anni a Fertilia, dove suo padre, maresciallo dell'aeronautica, si era trasferito con la famiglia. William era già il migliore dei piccoli calciatori giuliani. Di ragionamento svelto, era  troppo intelligente per inutili corse, dotato com'era di due piedi sopraffini da centrocampista. Negli anni 60 e 70  divenne uno degli alfieri più talentuosi e conosciuti della pelota sarda.  Ma era ardua l'impresa di strapparlo dalla sua amatissima Fertilia, in cui era trattato come un re. Narrava la leggenda di continue richieste da parte del Toro tramite lo zio Gustavo. «Non è vero - smentisce William -. Io con zio Gustavo avevo un ottimo rapporto ma non mi ha mai richiesto e di me calciatore non abbiamo quasi parlato. Forse non mi riteneva all'altezza della Serie A». Nel Fertilia nel frattempo cresceva Antonello Cuccureddu, primo campionato in Seconda Categoria nel 1966.

«Era già un'atleta - precisa William - Con grande voglia di emergere. Un predestinato». Che infatti arrivò. Il Fertilia cresceva di blasone nello sterrato angusto della borgata. Diventando una realtà del calcio sardo, che William Manca, da allenatore e formidabile nocchiero trascinò ad inizio anni 80 in Serie D. Con un centrocampo di imprendibili folletti. Fele il rosso, Simula e Fois, tecnici e velociraptor, coadiuvati nella corsia di sinistra dall'indemoniato Ciro Del Prete: riccio, biondo e occhi azzurri. In attacco gente come Cardin, Ortu e Caria, detto Cemento. Dietro e talvolta a centro campo Primo Gnani, con la sua inconfondibile barba da Gesù Cristo. Questo nocciolo duro era contornato da altri grandi giocatori, come Cherchi, altro valente centrocampista.

Tutti uniti per la causa, al servizio del gran sacerdote William Manca. Al tempo uno dei guru del calcio sardo, maestro della zona mista. E maestro nella rappresentativa sarda di Serie D di Gian Franco Zola. «Rubattu e Bebo Leonardi mi chiesero di lui - precisa William - Forse lo videro giocare contro la Sicilia al torneo delle Regioni. Fu un bel 4-1 per la Sardegna e Zola si mise in grande luce. Era un grande giocatore, ma nessuno allora era sicuro che andasse in A».

Il Fertilia giocò invece ben 9 campionati di Serie D. Non male per una borgata di mille abitanti. William Manca in seguito, come tecnico, fece belle esperienze fuori dal castello di Fertilia, a Porto Torres e Ittiri. In Serie D naturalmente, sfiorando la C con i turritani nel 1987. Poi il ritorno nel borgo e il lento declino della squadra gialloblù. Tutti quei ragazzi degli anni 80 erano andati in pensione calcistica. La squadra era orfana di vecchi presidenti come Granero, Leonardi o Tarasconi. Nel 2016 la scomparsa definitiva dal calcio a Fertilia. E come ultimo sfregio il terreno di gioco oggi ridotto a deposito attrezzi. Pietra tombale delle belle atmosfere che furono. Qualche giorno fa i ragazzi terribili del Fertilia si sono ritrovati in una bellissima rimpatriata, organizzata da Mauro Manca, figlio di William, ottima persona, sempre in prima linea nel preservare ricordi, dignità, storia e cultura della borgata. William, 76 anni, è rimasto quello di sempre: intelligente, colto e misurato. Al solito grande intenditore di calcio e di uomini. «Nelle varie categorie, anche dilettantistiche forse ci sono tecnici più preparati - ha detto Manca -. E anche la media generale si è leggermente innalzata. Ma non vedo più quel giocatore che ha i colpi per risolvere la partita. Prima ogni squadra, anche dilettantistica, ne aveva uno o due. E dovevi stare attento. Purtroppo manca la strada, che aguzzava talento e ingegno. Le uniche cose che un allenatore, capace che sia, non potrà mai insegnarti».

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