La fascia di capitano biancoblù indossata prestissimo, a 22 anni, e la ferocia a centrocampo tipica di chi sa che in quel ruolo, nel calcio, certe finezze contano poco e vale soprattutto la sostanza. E che Nicola Serra, carboniense doc, anzi cortoghianese doc dato che è nato nella frazione di Cortoghiana, sia calciatore di sostanza lo sta dimostrando in questa tormentata stagione del Carbonia: anche lui, con la sua tempra, sta cercando di portare alla difficile salvezza. A cominciare dal 2-0 rifilato ieri in quello che, contro il Lanusei, era da considerare uno scontro diretto per restare in Serie D: “La vittoria è figlia delle prestazioni precedenti  a cui erano mancati solo i tre punti: sappiamo bene che il cammino è lungo e complicato ma ora le cose vanno meglio e non passa in secondo piano il supporto dei tifosi”. Ultras che domenica hanno tributato uno speciale saluto a Serra. Con idoli come Gattuso e Nainggolan, (“Per deformazione professionale sono i miei mediani di riferimento”, scherza, ma non più di tanto), il fatto di essere carboniense di origine e ora capitano del Carbonia non rappresenta solo un onere: “Prima di tutto un onore, qualcosa che va oltre il simbolismo sportivo, e mi auguro che i ragazzi che crescono sotto i colori bianconblù - e fra Esordienti, Giovanissimi e Allievi abbiamo un vivaio fantastico - capiscano questi valori”. Nella carriera di Serra, anche un anno in serie D contro il Latte Dolce e tre mesi al Castiadas prima del ritorno a  casa dove, fra Cortoghiana prima e Carbonia poi, è nato e cresciuto.

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