Nato per pedalare, per fare della bici mezzo di evasione, arma vincente e gioiosa nonostante il tempo che passa mutando ciò che si ha accanto: Emiliano Murtas, 48 anni di Carbonia, è stato il primo corridore professionista sardo a fare sua una corsa, in quella indimenticabile seconda tappa del Giro di Germania del 1998 poi vinto da un rientrante Lance Armstrong.

Il ciclismo nel sangue. Una passione genuina, schietta, incrollabile quella di Murtas cominciata all’età di sei anni e che l’ha portato a ritagliarsi un ruolo di primo piano tra gli Under 23, dove fece suo nel 1996 il Titolo Italiano su strada nella prova in linea, venendo così notato dal ciclismo che conta.

In gruppo con i campioni. Un ciclismo a cui ha dato tanto, militando per tre anni tra i Pro in squadre come la Vini Caldirola e l’Amica Chips, correndo al fianco di corridori quali Stefano Garzelli, Mirko Celestino, Evgenij Berzin, Paolo Savoldelli, Claudio Chiappucci e tanti altri. I momenti intensi sono molteplici, custoditi gelosamente nello scrigno della memoria personale che, talvolta, è piacevole e al contempo doloroso riaprire. 

Presente anche alla corsa rosa. “Nel 1997 presi parte anche al Giro d’Italia ma una caduta mi impedì di portarlo a termine’’, racconta Murtas. “Sono stati anni entusiasmanti, sia tra gli Under 23 che tra i Professionisti: ho preso parte a competizioni di prestigio, dando il massimo e cercando di giocarmi al meglio le mie carte’’.

L’incidente e il ritiro. Carte che non ha potuto svelare del tutto a causa di un grave incidente. “Nel 1998 mi fratturai il trocantere del femore, cominciai ad avere problemi alla gamba destra e fu per me un calvario che mi portò al ritiro ad appena 27 anni nel 1999’’.

Per quasi vent’anni niente più bici e ciclismo: Murtas passa da pesare 62 kg a superare i novanta, le priorità sono altre.

La ripartenza. Ma, come era inevitabile, il primo amore è stato impossibile da scordare e la decisione, quasi presa per gioco, di ricominciare tra i cicloamatori nel 2017 è venuta da sé. “Da quel momento ho vinto circa una quarantina di gare, rappresento con orgoglio i colori della Donori Bike Team, ho conosciuto tanti ragazzi determinati, giovani promettenti come Gabriele Pili e amici fraterni quali Eros Piras, Andrea Pisanu e Andrea Lovicu’’, conclude. “Lavoro come responsabile in una concessionaria di auto, mi alleno nella pausa pranzo. Il ciclismo, soprattutto a livello amatoriale, va vissuto con serenità e divertimento senza alcuna tensione: andare in bici è una avventura magica, occasione di aggregazione e di scoperta continua’’.

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