In gruppo lo conoscono sin dai suoi esordi, quando da bambino fece secondo a nove anni alla sua prima gara, militando nel Pedale Quartese: da quel momento tanta acqua sotto i ponti è passata ma Massimiliano Cadelano, quartese di 54 anni, continua a mantenere lo stesso entusiasmo degli esordi quando pedala. Ad oggi, ha vinto ben 66 titoli regionali, in tutte le discipline: strada, pista, mountain bike e, soprattutto, ciclocross specialità in cui ha eccelso a livello nazionale per tanti anni. Chi lo ha visto in azione difficilmente ha dimenticato il suo modo di correre: ottima prestanza fisica, pedalata rotonda, tecnica di guida del mezzo impeccabile su terreni fangosi, scoscesi e ardui da percorrere. Sembrava quasi non fare fatica quando caricava la bici sulle spalle scavalcando gli ostacoli messi nel percorso arrivando davanti a fuoriclasse come Claudio Chiappucci e Andrea Tafi, confrontandosi con i migliori interpreti a livello mondiale. Definirlo è complesso, vista l’ecletticità di Massimiliano Cadelano ma su un punto tutti gli addetti ai lavori e i tifosi sono d'accordo: corridori come lui, in Sardegna, se ne sono visti pochi e non è ancora arrivato nessuno in grado di raccogliere la sua eredità di padrone del ciclocross targato Quatto Mori.

Cadelano la sua passione per la bici è di antica tradizione.

‘’Già, ho preso questa passione dalla mia famiglia che ha sempre amato il ciclismo. Mio padre Salvatore correva proprio come mio zio Renato Cabras che seguiva i ragazzi del Quartu 2000 del settore ciclistico. Ho avuto la fortuna di essere sempre stato seguito con passione e supportato, questo ha fatto la differenza permettendomi di rimanere sempre focalizzato sui miei obiettivi’’.

Quando nasce l’amore per il ciclocross?

‘’Ho iniziato a praticarlo da Allievo, durante la preparazione invernale. Da Juniores la faccenda si è fatta più seria e ho iniziato a investirci maggior tempo con un programma di allenamento dettagliato’’,

Quali sono state le sue gare più belle?

‘’Ci sono state tante gare importanti in questi anni che ricordo con orgoglio. Sicuramente, conservo un bellissimo ricordo del quarto posto ottenuto ai Tricolori Juniores, dei Trittici Internazionali organizzati da Gino Mameli, delle esperienze in Nazionale dai 18 ai 20 anni senza dimenticare quella che è stata per me la mia gara più bella in assoluto, in cui colsi il secondo posto ai Tricolori Militari, in cui però mi trovavo in testa sino a poco dal traguardo. Purtroppo a causa di una foratura fui tagliato fuori dal discorso vittoria che sono sicuro avrei portato a casa’’.

La sua stagione migliore?

‘’Intorno al 1988-1989: vinsi ben sette titoli regionali in sette specialità diverse. Conquistai il titolo nelle specialità della discesa, del cross country e della point to point nella mountain bike, poi vinsi nel ciclocross e su pista nelle specialità dell’individuale a punti, dell’inseguimento e della velocità’’.

Che allenamenti svolgeva?

‘’Mi allenavo tutti i giorni, in percorsi campestri vicino alla mia casa di Margine Rosso. Curavo moltissimo anche la corsa a piedi, arrivando a fare anche un’ora e quaranta sulla spiaggia’’.

Gli avversari più forti con cui si è confrontato?

‘’Indubbiamente Vito Di Tano, Luca Bramati e Daniele Pontoni che conquistò tra gli Elite il titolo mondiale nel 1997. A livello sardo, invece, ricordo con emozione le sfide con due grandi talenti come Walter Uccheddu e Mauro Valente. Mauro mi diede davvero tanto filo da torcere, in una stagione mi batté ben sette volte’’.

Attualmente quante volte si allena?

‘’Mi alleno molto di meno, è inevitabile tra lavoro e famiglia. In inverno vado circa 3 volte alla settimana mentre d’estate quasi tutti i giorni. Riesco comunque a ritagliarmi il tempo per farmi una settantina di chilometri’’.

Ci sono giovani in Sardegna che potrebbero ottenere risultati importanti?

‘’Assolutamente sì, su tutti Gabriele Pili che è molto promettente nel ciclocross e completo, perché è un ragazzo che va molto forte anche in strada. Può crescere tanto e sono sicuro si ritaglierà belle soddisfazioni’’.

Cross e strada: due aspetti complementari del ciclismo oppure no?

‘’Sono pienamente convinto della loro complementarietà. Un settore non esclude l’altro. Il ciclocross è una preparazione molto importante, che può rivelarsi molto utile per le gare in strada, ritengo sia propedeutico ad esse’’.

Come vede il ciclismo sardo attualmente?

‘’Non benissimo sinceramente, ci sono tanti aspetti da esaminare e investimenti da fare. I cicloamatori non mancano, sono di ottimo livello ma non possiamo assolutamente dimenticarci dei giovani dato che sono loro il futuro. Bisogna investire sul settore giovanile, così da ricreare un movimento cospicuo e motivato di Juniores e Under 23’’.

Che soluzioni propone per rilanciare il movimento?

‘’Riqualificare il velodromo di Quartu, uno dei templi del ciclismo sardo. Sono sicuro che tanti giovanissimi sarebbero attratti dal velodromo e ci sarebbe, finalmente, un nuovo movimento in grado di ben comportarsi oltre il Tirreno’’.

La sua è una vita, letteralmente, in sella: cosa le trasmette dopo tutto questo tempo il ciclismo?

‘’Fortissime emozioni, andare in bici è una palestra di vita unica. Mi fa stare bene con me stesso, mi permette di mettermi sempre alla prova senza timore. Il ciclismo è una disciplina nobile e antica che sa regalare sensazioni preziose, oltre che opportunità di maturazione che se colte possono permettere di diventare atleti e uomini migliori’’.

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