Il primo amore non si scorda mai. A questo assioma non fa di certo eccezione Giuseppe Cantara, esperto tecnico sardo: «Le prime esperienze in panchina risalgono a quando avevo trent’anni. Fui chiamato a ricoprire il duplice ruolo di allenatore-giocatore per la squadra della mia città, l’Ozierese che all'epoca giocava in Promozione. Quell'esperienza mi ha insegnato. Per un allenatore i pensieri non finiscono col triplice fischio finale ma si protraggono molto più allungo e talvolta ti tolgono anche il sonno».
Onori e oneri di stare in panchina, Cantara preferisce soffermarsi sugli aspetti positivi: «Il risultato delle gare è spesso casuale, le vere grandi soddisfazioni sono avere la consapevolezza che i tuoi giocatori ti seguano e magari vedere concretizzarsi in partita ciò che si prova in allenamento».

L’Ozierese è stato il trampolino di lancio di Cantara che ha proseguito la sua raggiante carriera guidando e vincendo campionati con Bittese, Ossese, Nuorese e Tempio, tutte società da anni ai vertici dei campionati sardi dilettantistici anche grazie al lavoro del 57enne allenatore sardo. I campionati sardi pullulano di giocatori interessanti, il mister logudorese ha avuto il merito e la fortuna di plasmarne ed allenarne tanti: «Fare dei nomi significa escludere ingiustamente qualcuno, dico solo che il tasso tecnico, specie negli ultimi anni è notevolmente cresciuto».

Il suo modello? «Non esistono allenatori modello. L’allenatore bravo è quello che sa leggere correttamente le situazioni e adatta le stesse in base alla squadra che allena e a quella che affronta. Sbagliato restare ancorati al proprio modus operandi che in certe circostanze potrebbe non risultare efficace».
Per Cantara il calcio è un gioco semplice, cosi come semplici sono i suoi ingredienti: «Un bravo allenatore deve avere conoscenze generali e mettere in pratica quelli che sono gli insindacabili principi di gioco; ben vengano le eventuali modifiche che tuttavia devono essere congrue al gruppo che si dirige».
I rapporti con i propri giocatori, coi tifosi e con la dirigenza sono spesso alla base di importanti successi: «Ho sempre avuto un buon feeling con tutte le società in cui sono stato; ricordo con piacere il presidente dell’Ossese Mentasti ed il presidente del Tempio Sechi».
Nell’ultima stagione, Cantara ha guidato il Tempio. «A due giornate dal termine del campionato mi sono dimesso ma i rapporti col presidente Sechi sono rimasti intatti».
Da quest'anno in Eccellenza non c’è più l’obbligo dei fuoriquota. «Giusto cosi, era una regola iniqua, un giocatore deve giocare perché è bravo non perché di una determinata classe di nascita. Anche sul tempo effettivo bisognerebbe apportare qualche modifica perché i minuti di gioco effettivi sono davvero troppo pochi».
È ancora troppo presto ma il calcio mercato regionale è già in fermento: «Mi ha fatto piacere ricevere già alcune proposte, tuttavia al momento è troppo presto per decidere».

Poi una frase sibillina: «Ho allenato la Nuorese anni fa, poi le strade si divisero». «Mi auguro – conclude – un domani di poterci tornare per terminare un lavoro che ho come la sensazione di aver lasciato incompleto».

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