Era una speranza, un sogno coltivato in silenzio e umiltà. Poche aspettative ma la consapevolezza di poter fare bene e dire la propria. E così, ancora una volta, è stato. Elisa Marcello ha conquistato la medaglia d'oro, ieri a Banska Bystrica, nella staffetta svedese all’Eyof il Festival Olimpico della Gioventù Europea, trascinando l'Italia a una vittoria che profuma di gioia, determinazione e talento. Talento di cui la Marcello dispone in grande quantità e che può condurla lontano. “Al primo anno di categoria aver ottenuto questi risultati è un sogno che si realizza’’, racconta divertita con un pizzico di emozione. Ha modi gentili e una maturità spiccata, nonostante i suoi 16 anni. “Aver conquistato il bronzo sui 200 mi ha dato tantissima carica, non sentivo la fatica e questa si è sicuramente rivelata una componente molto importante oltre che decisiva. Durante le qualificazioni della staffetta stavo bene, eravamo motivatissime e felici perché abbiamo realizzato il primo tempo, correndo più forte delle nostre avversarie’’, sottolinea. “Sono riuscita a riposare e a recuperare, le energie spese sono state tante e non nascondo, poco prima di scendere in pista per la finale, di aver accusato un po’ di stanchezza e tensione, anche perché ci presentavamo da favorite’’. Una tensione tramutata in arma vincente. “Le  gambe hanno cominciato a girare subito a buon ritmo, una volta entrate in pista ho capito subito di avere ancora tanto da dare e di poter fare la differenza. Il parterre era eccellente, tutte le nazionali volevano vincere e questo ha portato a disputare una staffetta di gran livello, senza alcun tatticismo’’, aggiunge. I ricordi della gara sono nitidi e nel fare il punto della situazione, sembra quasi che la Marcello torni sul campo di gara dove ha vissuto un’esperienza indimenticabile. Non solo dal punto di vista agonistico ma, elemento ancor più importante, umano oltre che affettivo . “Il 400 è stato affrontato a ritmi importanti, la voglia di vincere era immensa da parte di tutte. Sono stata attenta, studiando le mie avversarie e capendo che lo spazio interno lasciato dall’ungherese era decisivo per arrivare davanti’’. Un ultimo sguardo alla pista poi la partenza verso la Sardegna. La sua Isola, terra di velocisti entrati nel mito, dove costruire le prossime sfide da affrontare col sorriso e quel pizzico di sana incoscienza che rende ogni gara un’avventura unica.

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