Nella notte di Capodanno, all'ospedale di Sassari, dopo una lunga malattia, se n'è andato uno dei protagonisti assoluti della vita sportiva, commerciale e sociale di Porto Torres e non solo: Gianni Andolfi.

Aveva 91 anni ed era nato a Napoli, ma appena 18enne si trasferì a Porto Torres, dove cominciò a lavorare sodo come gelataio. Gli affari andavano bene e divenne così il gestore di alcune attività, come un bar a Ittiri e il bar Cristallo di Porto Torres, che cedette agli inizi degli anni 60 all'attuale proprietà. Aprendo nel contempo la famosa gioielleria Andolfi, in corso Vittorio Emanuele, in pieno centro. Per vari decenni una delle attività commerciali più fiorenti in città, gestita tuttora da sua figlia Tiziana.

Ma è soprattutto nello sport che Gianni Andolfi si fece un nome in tutta l'isola. Da sempre appassionato e dirigente calcistico, nel 1973 fonda la Turris.

Una squadra che vincerà subito due campionati portandosi in Prima Categoria, con un settore giovanile tra i più forti in Sardegna. In cui crebbero talenti che si fecero un nome nel calcio sardo: come lo stopper Giancarlo Carboni, per tanti anni in serie C nell'Olbia, il centrocampista Gianmario Coghene, indimenticato centrocampista della Torres, Alessandro Frau, mezza punta, che giocò in serie A con la Roma di Zeman, Fabio Chessa, centrocampista, capitano per tanti anni della Torres stessa. Solo per fare alcuni nomi.

Gianni Andolfi per tanti anni fu il presidente di quei formidabili biancoazzurri, che lo consideravano come un padre. Mai una parola sgarbata o fuori posto, Andolfi era una persona che credeva fortemente nell'educazione, nella disciplina e nei valori sportivi. Un punto di riferimento per tutti i giocatori e collaboratori.

Nel frattempo si era sposato con signora Cesira Maddau. La coppia ebbe 7 figli, di cui 5 maschi. Tutti calciatori.

Gennarino, il primogenito (classe 1960), tecnico e formidabile colpitore di testa, militò da protagonista oltre che nella Turris, nel Macomer, nell'Ittiri e nel Luras, segnando una valanga di reti. L'altro figlio Massimo, centravanti molto dotato,  dopo la Turris giocò in serie D nel Porto Torres, nell'Ilva e nella Tharros. Gavino (1961), centrocampista completo, fu uno dei più fedeli alla causa turrisina, con piccole parentesi, tra le quali una positiva nel Bonorva. Nei biancorossi bonorvesi giocò con profitto da libero l'altro figlio Alessandro, che indossò anch'egli la casacca bianconera del Luras. Marcello, il più piccolo, giocò solo qualche campionato con la Turris. Una vita per lo sport: questo è lo slogan che si potrebbe coniare per la famiglia Andolfi.

Stanotte è scomparso Gianni, il capostipite, che ha rappresentato comunque un pezzo di storia di Porto Torres, quella più vera e genuina. Il mondo del calcio turritano e sardo perdono invece un dirigente illuminato, che sapeva scegliere giocatori, tecnici e condurre al meglio una società calcistica come la Turris. Che si è sciolta da qualche anno, ma che è sempre rimasta nel cuore di tutti i portotorresi.

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