"Quando ho iniziato a scrivere canzoni parlavo del mio dolore e del mio modo di amare. Io mi facevo schifo eppure tante persone mi seguivano. Quando con l'analisi ho rotto questa barriera di mancata autostima, sono rinato ed è arrivato il coming out".

Tiziano Ferro torna a parlare della sua omosessualità in un'intervista alla trasmissione tv "Verissimo".

"Mio papà è figlio di veneti, ha questo stoicismo, un grande lavoratore. A 30 anni volevo cercare una relazione perché non l'avevo mai avuta. Lui mi disse 'Ma ci mancherebbe, tu sei mio figlio. Se qualcuno ha qualcosa contro di te se ne andasse a quel paese'. Quando a scuola mi bullizzavano, io pensavo avessero ragione. Mi dicevano 'femminuccia, ciccione, disgustoso'. Io consiglio di perdonare, tanto quelle persone faranno una vita miserevole se quello è il loro comportamento", ha raccontato l'artista.

Il cantante ha parlato anche della sua dipendenza dall'alcol.

"Ho iniziato a bere con il primo tour. Pensavo fosse normale per me che ero un timido e complessato. L'alcol è socialmente accettato, per questo è una dipendenza che si mimetizza. Credevo di controllarlo. Fu il mio ex compagno che si accorse della mia dipendenza e dopo tre anni di convivenza mi disse 'Me ne vado perché hai un problema'. Lì mi sono reso conto che non riuscivo a smettere. Ero terrorizzato, a 34 anni avevo il fegato al limite della cirrosi epatica", ha detto Ferro.

"Non tocchi mai il baratro, puoi sempre scendere. Andavo in analisi per parlare del coming out, ma non menzionavo il problema con l'alcol. Per colpa dell'intossicazione da alcol, ho fatto anche grandi errori nel lavoro. Mi sono salvato con gli alcolisti anonimi, ha concluso il cantante.

(Unioneonline/F)
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