Per fortuna nei giorni scorsi non c’era solo il Festival di Sanremo, e la musica che girava intorno è anche altra.

Per esempio quella di Niccolò Fabi, approdato ieri al Teatro Comunale di Sassari per la cooperativa “Forma e poesia nel jazz” e la sera prima nel super gremito Auditorium del Conservatorio di Cagliari per la SEM di Roberto Massa nell’ambito del festival “Pop a impatto zero.

Accompagnato da una band rodata formata da solisti di buona stoffa, in entrambi i concerti il cantautore capitolino ha ripercorso la sua carriera muovendosi a zig-zag tra passato e presente, alternando ballad a momenti più intensi con suoni che guardavano oltre il pop e il rock filtrando con l’elettronica e il reggae.

Era da tanti anni che Fabi non regalava un live tutto suo nel capoluogo.. "L’ultima volta fu al Molo Ichnusa. Ma non sono io a stabilire quando e dove suonare. La mia agenzia decide per me", ha detto ha un certo punto, quasi a volersi scusare per il lungo periodo di assenza.

Un digiuno interrotto per pochi minuti lo scorso maggio, quando fece breve apparizione nel concerto di Daniele Silvestri proprio nella sala di piazza Porrino. Il cantante si trovava in città per presentare alla Feltrinelli di via Paoli il nuovo album “Una somma di piccole cose”. L’amico di sempre era invece impegnato in un tour nei teatri che lo aveva portato anche Sardegna. Data la coincidenza, i due non poterono non incontrarsi e cantare insieme “Il padrone della festa”, composta due anni prima con Max Gazzè. Brano che non è mancato neanche venerdì (e ieri) continuando ad alimentare un entusiasmo sempre costante. Alternando chitarra e tastiere, ha passato in rassegna temi pescati dall’ultimo album e altri ormai collaudati anche se consegnati con nuova veste. Non è tutto. Ha fatto cantare e trascinato il pubblico in battimani; scherzato sulla distanza che lo separava dalla platea; ironizzato sul ruolo dei cantautori che scrivono canzoni d’amore solo quando non c’è più ("quando c’è si passa il tempo in altra maniera", ha sottolineato con tono malizioso), e su un problema tecnico che per un breve istante funestava l’ascolto. Il repertorio ha spaziato da “Una somma di piccole cose”, “Ha perso la città”, “Facciamo finta”, a “Evaporare”, “Elementare” (<<una canzone tutt’altro che semplice ma che ho voluto rendere tale già dal titolo>>, dice nel presentarla), “Filosofia agricola”, “Non vale più”, “E non è”. Per poi abbracciare “Una mano sugli occhi”, “Una buona idea”, “Solo un uomo”, “Costruire”, “Vento d’estate”, “Oriente”, “Lasciarsi un giorno a Roma”. Fino alle conclusive”Vince chi molla” e “Lontano da me”. Sigillo di un bella serata.
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