Dopo le tappe a Cagliari e Carloforte, Selvaggia Lucarelli si sposta nel Sulcis. Con un obiettivo preciso.

"Sono qua per portare la mia solidarietà a una donna che sta vivendo l'onta del pregiudizio", spiega. "Sto approfondendo la vicenda di Valentina Pitzalis, vittima di una persecuzione giudiziaria davvero inspiegabile".

Due milioni e mezzo circa di seguaci, tra Facebook, Twitter e Instagram. Si aggiunge un numero imprecisato di persone che la detestano, perché Selvaggia Lucarelli, quarantacinque anni a luglio e un curriculum che si fa prima a dire cosa non è (scrittrice, blogger, giornalista, attrice, conduttrice radiofonica e opinionista), o la ami o la odi. Ma lei non sembra preoccuparsene, e dal web continua a santificare e giustiziare senza alcuna pietà.

Provocatrice si nasce o si diventa?

"Sicuramente nel Dna c'è un talento particolare, ma probabilmente ho affinato la tecnica negli anni, tramite la scrittura. Come dice mio figlio: 'Siamo antisportivi ma sollevatori di polemiche'".

C'è qualcuno con cui ancora non ha litigato?

"Con Milly Carlucci: è impossibile litigare con lei. È la donna diplomatica per eccellenza, una che stempera sempre. Se riuscissi a farla incazzare toglierei lo scettro a Sgarbi".

A quante querele è arrivata?

"Non le ho mai contate. Ne avrò ricevute decine negli anni, ma quelle non archiviate si contano sulle dita di una mano. C'è da dire che le mie fanno rumore perché sono un personaggio pubblico, la verità è che le querele intimidatorie sono l'incubo di ogni giornalista. Io do fastidio, perché sono una che usa anche il sarcasmo".

Essere donna è un aggravante?

"Certamente, basta pensare a 'Ballando con le stelle': le stesse cose dette da Guillermo Mariotto o da Fabio Canino non generano quelle reazioni così piccate che provoca una mia battuta, anche se lieve. Siamo sinceri: se parte da una donna, per di più autorevole in qualche campo, dà più fastidio di quella fatta da un uomo".

Cosa pensa delle quote rosa?

"Non amo il principio per definizione. Credo si debba garantire meritocraticamente lo spazio a chiunque abbia qualità e talento, a prescindere dal sesso. Io sono per le quote d'intelligenza. E trovo che generalizzare sia stupido".

Del linguaggio di genere?

"A me la vocale finale cambia poco, non trovo dia autorevolezza né che dimostri il riconoscimento di un ruolo. E delle volte lo trovo anche piuttosto pretestuoso".

E dell'idea di Salvini di riaprire le case chiuse?

"Una proposta vecchia, stantia, becera e populista, tipica di una certa destra consumata. Fa parte della lunga lista dei suoi slogan per ottenere consensi facili".

Chirurgia estetica: favorevole o contraria?

"Sono contraria agli abbrutimenti e alla compulsione, e trovo che dopo una certa età illudersi di poter fermare il tempo sia semplicemente patetico. Una di sessant'anni che ne dimostra trenta non l'ho mai vista, ma ovviamente se una vuole diventare una donna gatto liberissima di farlo. Io mi immagino più gattara, e col mollettone in testa che tutta tirata. Sono però favorevole agli aggiustamenti e alle rinfrescate, ma bisogna sempre trovare un compromesso".

Una cosa a cui non rinuncerebbe mai.

"La scrittura: anche quando sono in vacanza, dopo qualche giorno ne sento l'esigenza. È una sorta di dipendenza".

Tempo fa disse che da bambina voleva diventare Santa. Scherzava?

"No. Studiavo dalle suore di Civitavecchia, in un istituto molto severo dove mi inculcarono l'idea che non essendoci una Santa con il mio nome dovessi riempire la casella del calendario".

Poi?

"Durante la pubertà mi sono accorta di avere altre vocazioni".

Cosa vuol dire essere donna?

"In questa fase della vita, per me è più o meno ciò che sto facendo. Sono qui in Sardegna per portare la mia solidarietà non alle donne, ma a una donna. A Valentina Pitzalis. Credo ne abbia davvero bisogno e mi dispiace che nei luoghi in cui vive non ce ne sia a sufficienza. Mi piacerebbe vedere un sindaco, che tra l'altro qui a Carbonia è donna, esporsi, e le donne del posto sostenerla invece di aderire a pagine Facebook in cui viene insultata e fatta passare per carnefice".

Sara Marci

© Riproduzione riservata