Si chiama Udde ed è un musicista, originario di Sassari, innamorato delle sonorità degli anni Ottanta, di quella new wave che gioca col pop e sintetizzatori, con un'anima dark e crepuscolare. Basta ascoltare una manciata di brani del suo nuovo disco, "Familiar Stranger", in uscita venerdì 31 marzo, per rendersene conto. E per farsi rapire.

Udde – Gian Mario Porcheddu, restauratore archeologico che ha partecipato anche al progetto di conservazione e movimentazione delle statue di Monte Prama – lavora, vive e suona in un paese degli Appennini tra Roma e Rieti. Ed è lì che ha avuto origine il suo album, mentre "a Sassari - dice - torno per tre o quattro mesi l'anno".

La sua famiglia è qui in Sardegna?

"Sì, sono tutti lì".

Il suo disco era quasi pronto, poi ha buttato tutto all'aria e ricominciato da capo. Perché

"Le rispondo cominciando dal principio".

Prego.

"Ho a Sassari con una band che si chiamava Soyland Green, dal 2000 al 2010".

E...?

"Era l'epoca di MySpace, che solo a dirlo sembra un secolo fa. Qualcuno ci conosceva, ma eravamo sempre una band underground e facevamo una sorta di rock pop un po' rumoroso, con tutta una serie di distorsioni. Abbiamo registrato un Cdr e avuto contatti anche da Australia e Usa. Ma noi, forse un po' naïf, non siamo riusciti a dare seguito a una grande opportunità".

Poi che è sucesso?

"Eravamo quattro teste con idee differenti. E alla fine abbiamo mandato tutto in malora".

Un'occasione persa?

"Certamente. Siamo tuttora amici e mi piaceva suonare con loro. Io ho da solo, anche perché sono polistrumentista".

Cosa suona?

"Sono stato un batterista metal, nei Soyland Green chitarra e synth. Alla fine ho registrato tre canzoni uscite nell'Lp 'Fog'".

E la relazione con il disco poi rinnegato?

"Quei pezzi erano la base per un nuovo album, ma era materiale complicato, una matassa sonora difficile da gestire e produrre in solitudine".

E ci ha rinunciato?

"Non sono un produttore, le canzoni erano belle ma non uscivano come volevo io".

Cosa ha fatto a quel punto?

"Ho fatto un singolo nuovo, molto diverso: 'Urban Grace', con in copertina (la foto di un palazzo di Sarajevo dopo la guerra) uno scatto di mia sorella, Chiara Porcheddu. Una canzone che ha dato il via a tutto".

Udde
Udde
Udde

Riprende suoni degli anni Ottanta. Come fanno a diventare attuali?

"Sono fondamentali melodia e armonia, la successione delle note. Le canzoni stanno lì, la scelta del suono gli dà solo una veste definitiva".

Influenze? Si è parlato di Ultravox, ma c'e anche altro.

"Non credevo potessero sentirsi addirittura echi di Ultravox nel disco. Magari qualcosa di 'Black Celebration' dei Depeche Mode ma poi... È un disco è ironico, offre quadretti di quartiere su un capoluogo di provincia".

Come Sassari?

"Sì. Si parla di ragazze grezze, di tossici che chiedono gli spiccioli di fronte al supermercato, di vicini chiassosi. Cosa banali che danno però una visione un po' squallida della vita di quartiere. Cercavo un contrasto".

Con la musica anni Ottanta?

"Quelle sonorità rimangono le più patinate in assoluto. E il disco avrebbe potuto avere quel tipo di immagine. Anche la copertina è così, elegantissima, quasi da pubblicità di moda, firmata sempre da mia sorella Chiara. La modella immortalata nello scatto è invece un'altra mia sorella, Gabriella. Anche da qui il gioco col titolo, 'Familiar Stranger'".

La foto in copertina al disco "Familiar Stranger"
La foto in copertina al disco "Familiar Stranger"
La foto in copertina al disco "Familiar Stranger"

Quindi chi sono i "Familiar stranger"?

"Sono le persone che vedi tutti i giorni, ma che conosci solo di vista. Sai cosa fanno, come si guadagnano da vivere, cosa combinano durante il giorno. Ma non personalmente e la loro immagine è solo quella che hai elaborato tu, non la verità".

E sul pezzo "One Heaven" che m dice?

"A Sassari frequentavo per un periodo un bar che tra gli avventori aveva un tizio che non faceva altro che decantare le bellezze della Germania, di quanto tutto fosse efficiente e diverso dall'Italia. Lui, che era un immigrato in pensione tornato nella città natale e che alla fine era sempre lì, chiuso dentro quel bar. Nonostante la perfezione dei tedeschi e quindi la triste realtà nostra. Questo ha trovato uno spunto per un pezzo".

Sta lavorando a un nuovo video?

"Tore Manca, un regista di Sassari ha lavorato a un progetto, molto bello, per la canzone 'Gloomy Friday'. Uscirà intorno a Pasqua. Ma io sto registrando già il secondo album".

Ah, e come sarà?

"Forse un po' più levigato e in qualche modo trascendente. Mi piace molto la psichedelia e non amo tanto ripetermi".
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