Quando il maestro Martin Scorsese ha qualcosa da dire, non possiamo fare a meno di ascoltare. Il geniale cineasta, tra i più rappresentativi della Nuova Hollywood - accanto a nomi altisonanti come Steven Spielberg e George Lucas - è noto soprattutto per aver dato alla rappresentazione cinematografica della malavita italiana un taglio registico e un’intensità drammatica paragonabili a quella di pochi altri autori, come Francis Ford Coppola con la trilogia de “Il Padrino”. Ma il maestro italoamericano deve gran parte della sua fama anche alla straordinaria capacità di mantenere una precisa identità stilistica pur spaziando tra generi molto diversi: basti pensare a film diventati veri e propri cult come “Fuori Orario” o “L’ultima tentazione di Cristo”.

Ospite della 71^ edizione del Taormina Film Festival, Scorsese ha colto l’occasione per condividere con la stampa le sue opinioni su diritti e politica internazionale, senza sottrarsi alle domande sul suo prossimo progetto. Come riportato da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, il regista è attualmente al lavoro su “Vita di Gesù”, pellicola a tema religioso ispirata all’omonimo romanzo del 1973 di Shūsaku Endō, che racconterà la vita di Cristo attraverso la visione del popolo giapponese. Scritto insieme a Kent Jones, il film adotterà un approccio informativo e non dogmatico, e vedrà nuovamente Andrew Garfleid nel ruolo del protagonista, dopo la collaborazione nel precedente “Silence” del 2016.

Parlando dell’importanza della spiritualità nella sua vita e nel suo lavoro, il maestro ha dichiarato: «Il percorso cattolico fa da sfondo i miei film perché da parte della mia infanzia. La religione ha sempre fatto parte della mia vita. Quando ero piccolo ho sempre sofferto di asma, e le cose che mi davano conforto erano due: la cattedrale San Patrizio a New York e la scuola di teatro. In particolare, nella cattedrale ho avuto modo di incontrare un giovane prete, il mio mentore, che lavorava nella cattedrale, che mi ha introdotto alla lettura di James Joyce e mi ha aiutato ad avere un approccio diverso».

Nella volontà di realizzare un’opera al passo coi tempi, il regista ha sottolineato quanto sia importante dedicare al progetto il tempo e l’attenzione necessari: «Ci sto ancora lavorando, perché mi piacerebbe dare un approccio più contemporaneo al progetto […] Mi piace che un lavoro di questo tipo sia una cosa che richiede tanti anni di studio e di ricerca».

A margine dell’intervista, Scorsese ha anche espresso apprezzamento per Papa Leone XIV, sottolineando come la sua nazionalità sia irrilevante rispetto al significato universale del suo ruolo: «Io quando penso al Papa non penso al fatto che sia americano perché il Pontefice deve essere il Papa di tutti. Come succedeva per Papa Francesco: quando pensavo a lui non mi veniva in mente fosse argentino, era un Papa che fosse in grado di abbracciare tutta l'umanità e i fedeli sparsi in giro per il mondo. Credo molto in lui e penso possa avere un giusto approccio rispetto a quanto accade nel mondo».

Dopo aver ricevuto il Premio alla Carriera sul palco dell’Antico Teatro Greco di Taormina, Scorsese ha rivendicato con orgoglio le sue origini italiane e ha approfittato della visibilità dell’evento per prendere posizione contro le politiche anti-immigrazione promosse da Donald Trump: «A eccezione dei nativi americani, siamo tutti immigrati, figli di immigrati o discendenti di immigrati. Il nostro Paese è molto giovane. Ha 250 anni, il che non è nulla in termini di storia mondiale. Stiamo imparando. Stiamo gattonando. Non abbiamo ancora iniziato a camminare o a parlare».

Concludendo con un sentito messaggio al cinema italiano, ha dichiarato: «Mi chiedo dove sarei oggi senza il cinema italiano. Il mio debito nei confronti del cinema e dei cineasti italiani è incalcolabile. Non smetterò mai di dirlo al mondo intero, e vi ringrazio per questo meraviglioso riconoscimento. Grazie per avermi riportato a casa».

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