Spocchiosi, anaffettivi, privilegiati, ignoranti. Nove edizioni del “Collegio” e la solfa è sempre quella: quando li vedi per la prima volta è inevitabile, non li sopporti. Anche questo giro non fa eccezione ma anche questa volta basta una puntata - facciamo due - per scrollarsi di dosso le prime impressioni, affezionarsi e, perché no, abbandonarsi alle lacrime assieme a questi diciotto ragazzini.

La scelta

Otto delle dodici puntate del programma di Rai Contenuti Digitali e Transmediali, realizzato in collaborazione con Banijay Italia, sono disponibili online sulla piattaforma RaiPlay. Dopo i primi esperimenti su RaiDue è apparso chiaro a Viale Mazzini che non serviva occupare uno spazio nella programmazione tradizionale per un prodotto che parla soprattutto ai giovanissimi, quelli che a stento sanno cosa sia la strana scatola nera che i genitori guardano in salotto, che non hanno idea di cosa significhi aspettare per poter vedere qualcosa ad un preciso orario in un preciso giorno. Ma è così fondamentale averla quella idea? No, se si è un pubblico che resta curioso, attivo, capace di riconoscersi nelle storie dei propri coetanei.

Italia ‘90

Questa volta gli adolescenti rinchiusi nel Convitto Nazionale Mario Pagano di Campobasso, tra cui anche il diciassettenne Jacopo Vacca di Ovodda, sono stati catapultati nel 1990: l’anno del crollo definitivo del blocco sovietico, della liberazione di Nelson Mandela, dell’indimenticabile Mondiale di calcio di Italia ‘90, dei walkman sempre accesi e delle cassette registrate a casa, delle boyband che facevano strappare i capelli, del voguing di Madonna. I giovani collegiali - costretti ad abbandonare smartphone, trucchi, orecchini e vestiti alla moda - si confrontano con regole severe e ritmi lunari rispetto a quelli della loro quotidianità digitale.

La squadra

A guidarli in un percorso tutt'altro che semplice tornano l’inimitabile preside Paolo Bosisio e un corpo docente che unisce volti storici e nuove figure: Andrea Maggi, prof di italiano ed educazione civica, Maria Rosa Petolicchio, docente di matematica e scienze, David. W Callahan di inglese e poi ancora Alessandro Carnevale, insegnante di arte, e Luca Raina, storia e geografia. Tre le new entry: Giusi Serra, musica, Lucia Bello, educazione fisica, e la dottoressa Monica Calcagni, medico chirurgo specialista in ostetricia e ginecologia che li spinge a muovere i primi passi nell'educazione sessuale. Con la voce narrante di Pierluigi Pardo e sempre stimolati a tirar fuori le proprie fragilità, i diciotto protagonisti (chi prima, chi dopo) finiscono per cedere, togliersi la maschera con cui erano entrati e sfogare incomprensioni e dolori profondi, così reali da fare male a qualsiasi età: c'è Mariama, che scoppia ancora in lacrime quando ricorda un pestaggio subìto mesi fa; Simona, abbandonata dalla madre; Diego, il secchione punto di riferimento per tutti i compagni; Elisa, figlia di una donna affetta da Alzheimer; Azzurra, che non riesce più ad abbracciare la mamma; Luca, cui parte della famiglia ucraina vive sotto le bombe.

Le lacrime

E poi il sardo Jacopo, timido, riservato: grande amante della musica folk, amico del suo asinello Zineddu, in un tema sfoga il dolore per la perdita della amatissima nonna paterna: «Quella sedia vuota pesa sempre un po’ di più». Nel “Collegio” c'è spazio per le riflessioni sulle guerre, sull'indifferenza, sul tradimento, ma anche per la leggerezza: i primi baci, il ballo della scuola, le ribellioni. Confermandosi così un fenomeno televisivo capace di un piccolo miracolo: puntata dopo puntata mette in discussione gli adulti e li avvicina a una generazione che mai come in questo mondo in rapida evoluzione sembra irraggiungibile. E invece è lì, pronta ad aprirsi, a ricordarci che sì, ci siamo passati tutti, e sì: avere 15 anni, nel 2025, non è facile.

© Riproduzione riservata