Al grande talento istrionico unisce il gusto per la satira e l'analisi del reale, insieme alla caratteristica, invisibile sulla scena, di una progressiva cecità che ne ha forse acuito la sensibilità. Gianfranco Berardi, Premio Ubu 2019, è protagonista di "Amleto Take Away" andato in scena al TsE di Cagliari, penultimo appuntamento della Stagione di Teatro Senza Quartiere organizzata dal Teatro del Segno.

Il protagonista è un antieroe, ispirato al personaggio shakespeariano, "simbolo del dubbio e dell'insicurezza, icona del disagio e dell'inadeguatezza", come spiega l'attore, costretto a confrontarsi con la precarietà del lavoro e dei sentimenti e il dogma dell'apparire nella società contemporanea.

Uno spettacolo ironico e coinvolgente, scritto e diretto insieme a Gabriella Casolari.

"La pièce - racconta ancora  Berardi - parla dell'uomo contemporaneo e delle difficoltà che ha oggi a vivere in questa società, in questo sistema, in quanto preda di una confusione e di un'insicurezza che non lo porta più a interrogarsi sul senso delle cose, ma lo spaventa e lo inquieta: La domanda che si fa il nostro Amleto è: 'essere o apparire?'. Ovvero, 'a che serve sgomitare e lottare contro noi stessi e il mondo che ci circonda per cercare di aumentare la nostra consapevolezza e capire la propria essenza, quando quello che conta è come si appare?'".

Tra note autobiografiche, dalla scoperta della malattia alla scelta di fare teatro, "per vedere, e mostrare, attraverso uno sguardo interiore, quello che gli altri non vedono", come suggerisce l'attore, affiorano i personaggi del dramma elisabettiano.

"Shakespeare, in modo particolare con l'Amleto, per me è stato un modo per riportare in vita qualcosa che puzzava di vecchio - confessa Berardi - che sembrava sepolto: quella tradizione che sembrava ormai inutile, superata, abusata e prezzolata".

(Unioneonline/v.l.)

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