Il nome no, non vi dirà nulla. Eppure avete sentito le note del suo vibrafono in decine e decine di brani famosi in tutto il mondo: talmente tanti che diventa addirittura difficile citarne uno. La colonna sonora di Ghostbusters, volendo proprio farla semplice, forse può rendere l'idea. Il suo nome non dice nulla perché di Emilio Joseph Radocchia, nato 87 anni fa in Connecticut da padre siciliano, hanno sentito parlare soltanto i suoi amici, diversi dei quali sono in Sardegna. Ma nemmeno il nome d'arte, al di fuori delle più importanti sale d'incisione non soltanto di Hollywood e dintorni, ma di tutti gli Stati Uniti d'America, vi riaccenderà una lampadina in testa: Emil Richards, morto qualche giorno prima di Natale, era molto ascoltato, ma non conosciuto dal pubblico mondiale.

Invece lo conoscevano molto bene, eccome, nel suo ambiente. Se quel nome fosse stato fatto, ad esempio, a Frank Sinatra, George Harrison (proprio lui, l'ex Beatle), Doris Day o agli Steely Dan o ancora a Sarah Vaughan, avrebbero risposto: "Yes, Emilio, a great musician and a great man", che in italiano suonerebbe così: "Un grande musicista, un grande uomo". Piccolino di statura, ma immenso nella musica.

Impossibile citare tutti i grandissimi musicisti con cui e per cui Richards-Radocchia ha suonato: giusto per snocciolarne alcuni, nel suo albo d'oro c'erano Charles Mingus, Perry Como, Judy Garland, Steely Dan, Marvin Gaye (sì, quello di "Sexual Healing", ucciso con un colpo di pistola dal padre ubriacone), che si aggiungono a Liza Minnelli, Paul Anka, Joe Porcaro (che, sommato al fratello Jeff, come risultato dà nientemeno che i Toto), Quincy Jones, Dizzy Gillespie, Neil Diamond, Carly Simon, Tom Waits, i Beach Boys, Michael Bublé, i nove album di Frank Zappa in cui ha eseguito le parti di xilofono. E suonò, tanto, anche con un certo Ennio Morricone, vincitore di Oscar per le colonne sonore, con il quale ad ogni incontro a Los Angeles erano lunghi abbracci. Perché così è sempre stato trattato Emil Richards da tutte le più grandi star della musica mondiale: come uno di loro. Perché lo era, eccome se lo era.

Scomparso nella sua fantastica villa di Los Angeles appena prima di Natale, Emilio Radocchia lascia un grande vuoto non soltanto nel panorama musicale mondiale, ma anche in Sardegna, che era la sua seconda patria (particolarmente, i ristoranti di mare). Lì, a Los Angeles, si era dovuto trasferire dal Connecticut perché è nella megalopoli californiana che c'è Hollywood e non esisteva una colonna sonora di film destinato a incassare milioni di dollari il cui autore della colonna sonora non lo volesse in orchestra. Perché, quando c'era Emil Richards, la parte di xilofono (o vibrafono) era spesso ampliata, come si deve a un fuoriclasse.

Nell'estate del 1990, come se fosse un qualsiasi session-man, Emil Richards aveva accettato l'invito del suo amico italoamericano - anzi, napoletamericano - Paul Marchetti per venire a suonare in una gelateria del litorale di Quartu: era a Capitana, si chiamava "Tropicana" e faceva capo a Toto Pilurzu (ex campione di windsurf, aveva conosciuto Marchetti durante un campionato mondiale a Maui, dove il batterista Marchetti abitava prima di trasferirsi a Kula, sempre alle Hawaii), a sua moglie e a sua cognata, entrambe belghe di lingua fiamminga. E lui, Emil Richards, fu molto contento di dimenticare il teatro Kodak di Hollywood e le grandissime sale d'incisione di Los Angeles in quei mesi estivi.

Emil Richards con George Harrison pochi anni prima della scomparsa dell'ex Beatle (Foto L.Almiento)
Emil Richards con George Harrison pochi anni prima della scomparsa dell'ex Beatle (Foto L.Almiento)
Emil Richards con George Harrison pochi anni prima della scomparsa dell'ex Beatle (Foto L.Almiento)

Spaziosa ma non lussuosa villa nel litorale di Capitana, come cena una pastasciutta preparata prima di esibirsi sul palchetto della gelateria dai ragazzi che servivano le coppe ai tavoli, Radocchia-Richards conviveva con la band americana e con quella andava in giro di giorno per conoscere la Sardegna, mentre di sera si andava in scena. E che scena, poi: i suoi virtuosismi lasciavano a bocca aperta chi pensava di andare a mangiare un gelato, invece si ritrovava a un concerto jazz di livello stellare. Anche perché l'estate seguente tornò con una band mista americana-europea della quale faceva parte un certo Cosimo Lampis, percussionista di Arbus titolare di una ricercatissima scuola di percussioni a Basilea, in Svizzera. Uno che, tanto per intendersi, le percussioni le suonava nei dischi e ai concerti di tipini come David Bowie. Un incontro fra giganti, accompagnati da musicisti molto preparati e che, estate dopo estate, grazie a Emil Richards crescevano a dismisura. Il loro curriculum faceva altrettanto.

Il Tropicana - poi ceduto da Pilurzu e dalle sorelle Depypere che, con i proventi messi insieme dalla loro saggezza imprenditoriale, in Costarica hanno costruito un resort molto ricercato dai turisti di tutto il mondo - non fu più una gelateria, ma una sala concerti all'aperto dove si ascoltavano star mondiali assaporando un buon gelato. Trovare un posto a sedere in quel locale pur gigantesco, che richiamava cagliaritani dalle case e turisti da tutta la costa di Villasimius, era difficilissimo.

Emil Richards, in quei primi anni Novanta da sogno, tornò per diverse estati al Tropicana perché ormai lui, isolano di Sicilia, della Sardegna si era follemente innamorato. E altrettanto fecero sua moglie Celeste e sua figlia Camille. Intanto il Tropicana diventava un tempio della musica, grazie soprattutto a Emil Richards, classe 1932, che con due bacchette per ogni mano suonava meglio di quanto i migliori vibrafonisti del mondo potessero fare con una sola.

Emil Richards (primo a sinistra) suonò nella band dell'ex Beatle (secondo da sinistra) George Harrison (Foto L. Almiento)
Emil Richards (primo a sinistra) suonò nella band dell'ex Beatle (secondo da sinistra) George Harrison (Foto L. Almiento)
Emil Richards (primo a sinistra) suonò nella band dell'ex Beatle (secondo da sinistra) George Harrison (Foto L. Almiento)

Nelle diverse estati trascorse a Capitana, sul litorale quartese, Emilio Radocchia aveva conosciuto tanti sardi, particolarmente cagliaritani, alcuni dei quali divennero suoi amici e andarono a trovarlo a Los Angeles. Tutti o quasi cagliaritani, ora sono commossi per la scomparsa di un musicista di valore assoluto, di grande simpatia e che si dava le stesse arie di un impiegato delle ferrovie.

E ora che Facebook ha sbattuto in faccia a tutti la brutta notizia della sua morte, assieme al dolore di tantissimi americani, nel social network c'è anche quello di numerosi sardi.

Ma siccome Emilio Radocchia in arte Emil Richards amava ridere, il migliore omaggio è forse riproporre la barzelletta con la quale, sempre con un sorriso sul volto, fece notare al bassista autore di qualche "stecca" durante i concerti al Tropicana che forse era il caso di preparare meglio le sue parti. E lo fece così, in inglese con accento siciliano: "Un musicista trova la lampada di Aladino, la strofina e viene fuori il genio, che però è giovane e può esaudire "just one wish" (un solo desiderio). E allora il musicista gli mostra la mappa del Medio Oriente e gli chiede di portare la pace in quelle terre. Il genio protesta: "Sono troppo giovane, è un desiderio troppo complesso, non posso realizzarlo. Chiedimi qualcosa di più facile". E allora il musicista gli parla del bassista del suo gruppo, che non va a tempo e che prende troppe stecche, chiedendogli: "Potresti fare in modo che il mio bassista vada a tempo e non sbagli nota tanto spesso?". Il genio lo fissa negli occhi per qualche secondo e poi, rivolto al musicista: "Ascolta, prova a farmi rivedere quella mappa del Medio Oriente".

Risero tutti. Anche il bassista. Che subito dopo disse che quella mattina non aveva voglia di andare in spiaggia e si ritirò nella sua camera della villa di Capitana. E provò e riprovò fino a ferirsi i polpastrelli.
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