Era il 14 maggio del 1998 quando un infarto stroncava all’età di 82 anni Frank Sinatra

Soprannominato "The Voice", uno dei più grandi cantanti del '900 e anche il primo crooner e divo pop, due anni prima aveva iniziato a soffrire di gravi problemi cardiovascolari. Dopo un'ultima apparizione pubblica, il 26 ottobre 1996, e la definitiva uscita dalle scene, si ritirò a Malibù in una casa sulla spiaggia, con vista sull'oceano.

Venne colpito da tre infarti tra il dicembre 1996 e i primi mesi del 1997, da un ictus e infine, secondo alcune voci mai confermate, gli venne diagnosticato anche un cancro. Ormai gravemente debilitato da un anno e mezzo di agonia, nella tarda serata del 14 maggio 1998 fu ucciso dal malore fatale. Le sue ultime parole, secondo i figli, furono: I'm losing (Sto perdendo).

Il lutto sconvolse il mondo: tutte le principali reti Tv americane interruppero le trasmissioni con edizioni speciali, il funerale fu trasmesso da quasi 100 canali televisivi in tutto il mondo. 

Sinatra fu sepolto a fianco dei suoi genitori (il siciliano Antonio Martino Sinatra e la ligure Natalia Delia Garavante) nel piccolo cimitero di Cathedral City, il Desert Memorial Park, sotto una semplice lapide rettangolare di pietra, sulla quale è inciso The best is yet to come (Il meglio deve ancora venire), titolo di uno dei suoi maggiori successi. 

La sua eleganza jazzistica e lo swing delle big band non gli hanno mai fatto perdere quell'appeal pop e trasversale che nessuno, nel suo ambito, è mai riuscito a eguagliare.

Sinatra cannibalizzava i brani eseguiti: a parte "I' ve Got You Under My Skin", "Fly Me To The Moon", "The Lady Is A Tramp", i casi più clamorosi sono probabilmente "New York New York", che pure ha fatto la fortuna di Liza Minnelli, e "My Way", una canzone francese, diventata, negli anni più tardi della sua carriera, il suo brano simbolo.
Tutta la sua biografia contribuisce a creare il mito: dalla tempestosa vita sentimentale ai discussi legami con la Mafia, dalla vita spericolata con il Rat Pack (il gruppo formato con Dean Martin, Sammy Davis jr., Peter Lawford e Joey Bishop) alle svolte politiche, da sostenitore di John Fitzgerald Kennedy all'amicizia con Ronald Reagan.
Così come non ha mai smesso di fumare e bere alcolici, anche quando aveva problemi di memoria e la sua intonazione non era più infallibile, Sinatra non ha saputo resistere alla tentazione di portare sul palco il suo mito. Fino all'ultimo

(Unioneonline/D)

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