Il suo cuore batte per i bambini dell’Uganda da tredici anni. E più un cuore è grande, più batte forte. Senza remore e senza tentennamenti Gianni Franceschi si prodiga perché nella vita di questi piccoli che vivono sotto la soglia di povertà si apra il barlume di un futuro. Emigrato da Lanusei in Olanda quando aveva ancora i capelli lunghi e la barba rada, ora in pensione, eterno ragazzo di 64 anni, è disposto a tutto perché la sua missione laica in Africa abbia successo. Doveva completare la costruzione di una scuola che soppiantasse vecchie aule-catapecchia e, a corto di fondi, non ha esitato a vendere la sua casa di Lanusei pur di vedere completata l’opera.

Missione compiuta

«Ne ho parlato con i miei figli, che vivono in appartamenti in affitto e quindi avrebbero potuto dirmi di no. Papà, quella casa ci serve. E invece – racconta il benefattore – mi hanno guardato negli occhi e mi hanno risposto senza indugi: se devi aiutare chi soffre quella casa vendila pure, è giusto così».

Sostenere le comunità dell’Uganda è «un ideale» per l’emigrato ogliastrino. «Con gli anni, In questa parte dell'Africa, ho scoperto come si può fare la differenza nella vita di bambini, donne e comunità che purtroppo vivono ancora nell'età della pietra, privi di acqua sana, quasi di cibo, di un tetto, di sanità, di istruzione, in una terra semi-distrutta da ben ventuno anni di guerra civile».

La scuola vecchia (foto concessa)
La scuola vecchia (foto concessa)
La scuola vecchia (foto concessa)

Un cuore grande si è unito ad altri cuori e, nel villaggio di Katugo, ha portato a trasformare la miseria in speranza, la rassegnazione in prospettiva, il buio in luce. Un video certifica la trasformazione di un orfanotrofio «che - ricorda Franceschi - era privo di qualsiasi bene o servizio di prima necessità. Ora dopo due anni e mezzo di lavori sono riuscito a costruire una casa dormitorio, una cucina, portato l'energia elettrica, ma anche realizzare una scuola per circa 340 bambini». La catena della solidarietà che ha portato a costruirla era già ben oliata, ma soldi ne mancavano ancora. Così Gianni Franceschi non ha esitato a metterci del suo. Il cuore oltre l’ostacolo, i beni di famiglia oltre le donazioni raccolte. Sì, l’eterno ragazzo, ha coronato il suo sogno «e dal 10 gennaio scorso nella nuova scuola sono iniziate le lezioni per gli alunni di ben sette classi (le nostre elementari e medie in una)». Il sostegno è arrivato da tanti amici di Lanusei, da una donna cagliaritana («la signora Aurora, Aurora e basta: la solidarietà ha un nome, non necessariamente un cognome») e da altre persone che hanno raccolto gli appelli del benefattore. «Il mio desiderio sta prendendo forma, dopo tre anni di duro lavoro insieme alle stupende Barbra ed Esther (madre e figlia che gestiscono l'orfanotrofio), che negli ultimi anni hanno raccolto centinaia di bambini abbandonati sulle strade dei villaggi semi bruciati nel centro dell’Uganda.

Inesauribile

Gianni Franceschi non si ferma. «Sto ora portando a termine la recinzione del terreno, le nuove toilette ed un nuovo pozzo che, profondo 115 metri, garantirà acqua sana e pulita per diverse decine di anni, non solo al nostro orfanotrofio ma anche alle povere comunità del circondario. Ma il mio lavoro non finisce qui. Il prossimo passo, a luglio quando sarò nuovamente in Uganda, è l'acquisto di un terreno, ma l’obiettivo principale è la costruzione di una clinica, per la quale è stata già avviata una raccolta fondi». L'83 per cento degli ugandesi vive in villaggi rurali e non ha accesso ad un medico, a un ospedale o a una clinica. Gianni Franceschi vuole garantire loro assistenza sanitaria e cure, cambiare radicalmente la loro vita. Questione di cuore.

Tonio Pillonca

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