È partito nel 2019 da Gonnosfanadiga alla ricerca di un posto dove godersi la pensione al riparo dalle tasse: ma in Tunisia, ad Hammamet, Antonio Sibiriu ha trovato anche la fama. Ingaggiato come attore nella più attesa serie televisiva tunisina, oggi, a 65 anni, è un volto famoso.

«È stato un caso», racconta: «Un giorno passeggiavo con degli amici italiani. Si sono avvicinati dei conoscenti a bordo di un’automobile. Hanno voluto la conferma che fossi italiano e mi hanno chiesto se avrei voluto fare la comparsa per un film. Non ci ho creduto». Lì per lì ha pensato a uno scherzo da parte dei suoi amici ma dopo avere capito la serietà della richiesta, il pensionato gonnese ha accettato di fare un video di prova da mandare al regista. «Ero felice all’idea di potere fare una comparsa ma quando ho saputo che il regista mi voleva come attore per un ruolo più importante non stavo più nella pelle».

Ritorno alla divisa

Prima di andare in pensione nel 2007, Antonio Sibiriu era un sottoufficiale della polizia di frontiera. È stato ingaggiato dal regista tunisino Lassâad Oueslat per interpretare un commissario di polizia impegnato in un centro di prima accoglienza a Palermo. Il film, intitolato “Harga”, racconta il dramma dell’immigrazione clandestina basandosi su storie reali e drammi di famiglie che hanno visto i loro figli morire nelle acque del Mediterraneo insieme alla speranza di una vita più dignitosa. «Harga è stato molto atteso come film in Tunisia», racconta il neo-attore: «A dirlo non sono io ma le recensioni e gli ascolti. Non è un caso se è andato in onda sul primo canale nazionale tunisino, El-Watania 1, durante il Ramadan».

Fra le stelle

Sibiriu nel raccontare la sua esperienza sul set passa velocemente dal racconto euforico di chi ha potuto lavorare accanto ad attrici del calibro di Khawla Chemakh, una star locale, alla tristezza e la consapevolezza di chi ha potuto conoscere in prima persona le famiglie dei giovani clandestini morti in mare a cui è ispirata la serie tv. «Sono venti puntate basate su storie vere. Fa male pensare che questi ragazzi partono con tanti sogni, speranze ma anche paura e che spesso non arrivano. Ma fa altrettanto male sapere che quelli che riescono ad arrivare in Italia sono vittime di razzismo. Bisognerebbe passare del tempo nella Tunisia non turistica per capire la sofferenza di queste persone».

Sibiriu, che nelle varie puntate compare come commissario del centro di prima accoglienza di Palermo, spiega: «In realtà il centro è stato ricostruito a Tunisi per questioni legate al Covid e agli spostamenti. Io recito in italiano e sono sottotitolato: in qualche caso ho anche delle battute in arabo».

Esperienza di vita

In Tunisia Antonio Sibiriu si era trasferimento per godersi la pensione, tassata in Italia al 16 per cento mentre in Tunisia all’8. Non avrebbe immaginato che gli capitasse un’esperienza di vita come l’impatto con il mondo del cinema, che dall’anonimato lo ha portato alle luci della ribalta facendolo diventare un attore, seppur minore, della serie televisiva più attesa dell’anno. «Ma soprattutto – spiega l’uomo – partecipare a questa fiction mi ha aperto gli occhi su una problematica di cui, se non toccata con mano, non si percepisce la portata devastante, per chi fa la traversata e per chi rimane».

Johanne Cesarano

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