La nostalgia di casa è sempre lì, dietro l’angolo. «Mi manca il suono del mare che mi accompagnava nelle mie passeggiate notturne, i profumi della nostra terra, il sorriso della gente, perché casa è sempre casa».

La sua casa a Quartu, Michele Loi 35 anni, l’ha lasciata definitivamente quattro anni fa per abbracciare il sogno americano. Dopo una prima esperienza come consulente di immagine, adesso è ufficiale di polizia nel Bronx a New York e anche un ufficiale di sicurezza carceraria in un importante ospedale nel mitico quartiere teatro di tanti film. Quel che si può dire un cambio radicale di vita, da Quartu fino a uno dei quartieri americani più difficili e più conosciuti al mondo, sempre in prima linea per aiutare gli altri.

Stile di vita

«Il Bronx è uno stile di vita» racconta il poliziotto, «come stare dentro un film. Ci sono posti incantevoli ma anche terrificanti, da mettere i brividi, da lasciare a bocca aperta e tenerti chiuso dentro casa». Da una parte «vedi ragazzini che giocano a pallacanestro sulla strada e ridono ma dall’altra c’è chi della vita non ha saputo farne buon uso, chi non ce l’ha fatta, fantasmi buttati sui marciapiedi come zombie. E quando pensi di aver visto il peggio, magari pochi passi dietro di te sta per scatenarsi una sparatoria». La vita prima dell’America è un percorso carico di sofferenza: «Mia madre è morta che aveva appena 38 anni» dice, «per questo dopo la sua perdita, a 18 anni ho sempre avuto un solo importante obiettivo: fare di tutto per renderla fiera di me ed esaudire e rendere realtà i sogni che non ha potuto vivere».

Il sogno americano

In quel momento New York è un traguardo che ancora non esiste. «Ho voluto diventare consulente di immagine come lei. Un giorno fui contattato da un importante salone a New York, che apprezzava enormemente le mie idee e creazioni, Un sogno mio ma anche un sogno di mia madre. Ero felicissimo. Così sono voltato lì è ho cominciato a lavorare». Dopo un anno torna a Quartu ma poi «il 19 luglio 2019, con 2 grandi valigie e le uniche parole che sapevo “hello” e “how are you”, ho lasciato definitivamente la Sardegna. Mi sono messo a studiare e fare del mio meglio per iniziare da zero e creare questa nuova vita del “Michele Americano”». La carriera continua come consulente di immagine ma poi, poco più di un anno fa, ottenuta la cittadinanza, le cose cambiano. «Ho pensato che dopo aver esaudito i sogni di mia madre adesso è il momento di esaudire i miei».

L’arruolamento in polizia

E così «dopo tanti altri sacrifici, lacrime e difficoltà sono diventato un poliziotto. Adesso, sto nel 50° dipartimento di polizia del Bronx, sono un “cop “come ci chiamano qui e sono felice. Il Bronx è stata la mia prima casa qui, è stato il primo quartiere a ospitarmi come un figlio. Quando indosso la divisa, la prima cosa che faccio è il segno della croce, prego e chiedo a Dio di proteggermi e di farmi tornare a casa da chi mi ama, sano e salvo e poi, con un grosso sorriso vado a proteggere e rendere sicuro il quartiere che mi ha amato e accolto dal primo giorno e cerco di fare la differenza. Cerco di regalare un sorriso e una speranza a chi là fuori ha bisogno».

Resta il rammarico «dopo quasi cinque anni qui in America di non essere ancora riuscito a tornare a casa, a Quartu. Non vedo l’ora di poter riabbracciare la mia famiglia che ha asciugato le mie lacrime, che ha applaudito a ogni mia vittoria e che mi è sempre stata accanto. E sono sicuro che mia madre, ora è fiera di me».

Giorgia Daga

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