Ha scelto di vivere e lavorare in Australia. In un altro mondo, per cultura, abitudini e stili di vita. Un ambiente molto diverso dalla sua Sardegna. Con coraggio e curiosità Piero Chessa, 59 anni, originario di Torralba, ha affrontato la sfida. Ora vive a Melbourne, con la moglie e le due figlie. Il suo lavoro è un orizzonte complesso che comporta impegno e grandi responsabilità. Chessa è al vertice del servizio meteorologico australiano.

Le responsabilità

«Sono a capo - dice - del Community Services Group (CSG), il dipartimento che si occupa della produzione e diffusione delle previsioni meteo-idrologiche per tutto il territorio dell’Australia, mari circostanti compresi. Il gruppo è suddiviso in tre settori nei quali lavorano, tra meteorologi, climatologi e idrologi, circa 350 persone impegnate in otto uffici». Piero Chessa è laureato in Fisica. Ha contribuito alla creazione del Servizio agrometeorologico regionale della Sardegna, di cui ha diretto a lungo la sezione operativa e quella della ricerca, e lavorato a Reading, in Inghilterra, al Centro europeo per le previsioni a medio termine. “Non fermarsi mai” è il suo motto. Dopo l’esperienza ai vertici della Boeing Italia, ha deciso di partecipare a un concorso internazionale bandito dalle autorità australiane che cercavano il nuovo responsabile del servizio meteorologico nazionale.

Prova superata e nuova esperienza professionale. «Il Community Services Group determina e diffonde l’allerta meteo-idrologica per la Protezione civile nazionale e per le agenzie che gestiscono le emergenze nei vari Stati. Questa funzione è di vitale importanza in quanto i fenomeni meteorologici in Australia sono vari, spesso molto intensi, e non di rado si manifestano simultaneamente. Gestire l’allerta e supportare la Protezione civile in queste situazioni è complesso e richiede una elevata specializzazione e una lunga formazione. Per fare un esempio nello scorso mese di marzo abbiamo avuto alluvioni estese e persistenti nella zona del Nuovo Galles del Sud, che hanno portato all’evacuazione di circa ventimila persone».

Qual è stato sinora il momento più difficile? «Sono arrivato all’inizio della pandemia, senza la famiglia. Portarla in Australia, con le frontiere chiuse, non è stato un’impresa da poco. A questo va aggiunto il fatto che mi sono trovato a gestire sia le attività quotidiane del gruppo e anche una sua, profonda, trasformazione. Un po’ come fare la revisione dell’auto mentre viaggia in autostrada ad alta velocità».

Allerta tsunami

Piero Chessa, insieme alla sua squadra, si occupa della prevenzione di tsunami: «L’Australia fa parte di un network di sorveglianza, coordinato da un’agenzia delle Nazioni Unite. Noi ci occupiamo dell’allerta in caso di tsunami che può interessare il territorio nazionale o altre regioni del Pacifico». Rispetto all’Italia, nella prevenzione e nella gestione di eventi climatici avversi, l'Australia è più avanti? «In Italia non abbiamo specializzazioni legate ai cicloni tropicali, ma per il resto non abbiamo da invidiare nulla a nessuno».

Il rapporto con l’Isola

Le radici vengono coltivate, la terra d’origine è un approdo sicuro: «Torno ogni estate per alcune settimane. Mi dispiace che l’Isola non riesca a sfruttare tutte le sue potenzialità. Abbiamo grandi risorse culturali e ambientali. Spero sempre che si vada più veloci di quanto in realtà non succeda». Anche il fratello di Piero Chessa, Massimo, ha scelto la via dell’emigrazione: «È partito prima di me. Ora è uno specialista nel trattamento delle cardiopatie congenite e lavora a Milano». Qual è il suo prossimo obiettivo? «Sono concentrato sul presente. Devo portare a compimento la trasformazione in atto nel servizio che dirigo e ci vorrà del tempo. Poi vedremo».

Massimiliano Rais

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